Una mostra che ripercorre il cammino artistico femminile al di là delle cronologie e che vuole indicare un punto di vista diverso dal quale osservare la creatività.
Il primo marzo, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma è stata inaugurata la mostra Io dico Io – I say I. Curata da Cecilia Canziani, Lara Conte e Paola Ugolini, accoglie cinquantuno artiste italiane di diverse generazioni ed è stata creata con lo scopo di «restituire uno sguardo su arte, vita e creatività al femminile», come dice Cecilia Canziani in uno dei tre video di presentazione della mostra. L’idea principale è quella di «ripensare un percorso dell’arte delle donne in Italia» sostiene Lara Conte, portando alla luce la soggettività femminile e l’affermazione del sé oltre i ruoli canonici, “oltre quel consueto che incatena”, aggiungiamo noi.
La mostra Io dico Io ridefinisce e amplifica il concetto della parola femminismo, ripensandola e riarticolandola, attivando tutte le sfumature di una definizione sempre troppo circoscritta ma dal potenziale immenso e in continua mutazione. Il titolo si ispira al pensiero di Carla Lonzi, critica dell’arte, scrittrice e femminista, che sostenne per prima il valore dell’autenticità dell’artista. Canziani, Conte e Ugolini, guidate da questo concetto rivoluzionario, hanno concepito una mostra che ripercorre il cammino artistico femminile al di là delle cronologie e che vuole indicare un punto di vista diverso dal quale osservare la creatività.
«Io dico Io è una mostra, ma se fosse un dipinto sarebbe un autoritratto, se fosse una fotografia sarebbe un autoscatto e non un selfie, se fosse una voce sarebbe un coro di soliste, se fosse una parola sarebbe IO» spiega Cristiana Collu, direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. «Io dico Io è la voce del soggetto scabroso, ruvido e difficile, del soggetto che fa problema, che si guarda con i propri occhi, è presente, ha un corpo, prende la parola e parla un linguaggio sessuato» afferma ancora Cristiana Collu, sottolineando come il concetto di “sensibilità femminile” sia alla base della mostra. Ma questa sensibilità esce fuori dagli schemi, rompe concetti e preconcetti e si rinnova in ogni opera esposta. Resiste all’omologazione, anzi la combatte, conquistando la propria libertà con una forte volontà assertiva.
L’Altro Femminile non può che essere al fianco di questa mostra e della visione innovativa delle sue curatrici. Io dico io – I say I sarà visitabile fino al 6 giugno, ma ci auguriamo che possa allungare la sua permanenza alla Galleria Nazionale per far sì che il messaggio permei e si espanda il più possibile.
Serena Pisaneschi