Non solo Elasti: intervista alla scrittrice, giornalista, conduttrice radiofonica e mamma più elastica del momento.
Claudia de Lillo, aka Elasti, conduce Caterpillar AM, su Rai Radio 2, ogni mattina al sorgere del sole. Ha da anni una rubrica su D di Repubblica e scrive libri. Ha lavorato come giornalista finanziaria presso l’agenzia Reuters, dove è stata caposervizio per l’Economia, dalla fine degli anni ‘90 al 2014. È autrice del blog Nonsolomamma, creato inizialmente con lo pseudonimo di Elasti, e scrive per Smemoranda. Ha pubblicato libri sui temi della famiglia, lavoro, donne: Nonsolomamma (Tea), Nonsolodue (Tea), Dire Fare Baciare (Feltrinelli), Alla pari (Einaudi), Nina Sente (Mondadori), Ricatti (Mondadori). Nel 2012 ha ricevuto l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica, per aver inventato il personaggio di Elasti. Vive a Milano con i tre figli (maschi), un marito, e ultimamente anche con Camara, un ragazzo (ebbene sì, un altro maschio) rifugiato che viene dalla Guinea.
Ciao Giovanni! Ti ricordi quando per i tuoi colleghi sei stata Giovanni? Ti va di raccontarcelo? Ti sentii raccontare questo aneddoto durante la presentazione del tuo penultimo libro, Nina sente, e mi colpì molto.
«Ci credo, è stato un episodio della mia vita che ha colpito molto anche me, in effetti. Ebbene sì, sono stata Giovanni all’inizio della mia carriera lavorativa, appena laureata in economia. Accadde durante il mio primo lavoro. Era la fine degli anni ‘90, avevo circa 26 anni e venni assunta in una società finanziaria: facevo trading sui derivati. Detto molto semplicemente si tratta di comprare e vendere titoli in borsa, cercando di fare più soldi possibile. Il meccanismo assomiglia molto a quello della scommessa se vuoi, all’azzardo. Non esattamente il paradiso per una come me, che ha sempre sofferto di una spiccata avversione al rischio. Il tutto si svolgeva in un ambiente esclusivamente maschile, dove vigeva un cameratismo permeato da una euforia testosteronica e… da mille superstizioni. Non ultima quella che in ambiente finanziario le donne portassero sfortuna. Non c’è problema, mi dissero, basta tu sia Giovanni e vedrai che tutto andrà bene. Fu così che diventai Giovanni, senza la forza di ribellarmi e con l’incoscienza tipica della ragazza alla prima esperienza lavorativa, di quella che era andata con la mamma a comprare il vestito nuovo per il primo colloquio, per intendersi. Ho resistito sei mesi: uno dei periodi più faticosi della mia vita.»
E dopo cosa succede a Claudia de Lillo?
«Dopo sono diventata giornalista finanziaria presso l’agenzia Reuters, dove sono stata caposervizio fino al 2014: decisamente meglio, anche perché non ero più Giovanni ma Claudia, e scrivere mi piaceva.»
Fino a quel momento lo sapevi, che scrivere ti piaceva ?
«Abbastanza. Nel senso che sì, ho sempre scritto fin da bambina, una scrittura intimista, ripiegata su se stessa, come mi faceva spesso notare mia madre, preoccupata della mia timidezza. Poi c’è stata una sosta durante gli anni dell’adolescenza e degli studi universitari, fino ai viaggi. Ricordo ad esempio di quanto la scrittura fosse una mia fedele compagna durante i viaggi con l’allora mio fidanzato (che poi è diventato mio marito): tenevo i diari di bordo con dedizione e costanza, era proprio un mio bisogno. Anche la mia scrittura di bambina era un bisogno, ma dettato più dal disagio, credo.»
Ricordo, sì, uno dei tuoi post sul blog Nonsolomamma in cui parlavi di te bambina e scrivevi che in certi momenti avresti voluto mettere il mondo in una scatola e agitarla, scuoterla fra le mani, con i tuoi genitori dentro.
«Sono stata una bambina fortunata, mi veniva ricordato in continuazione. Mia madre ha origini ebraiche ed è probabile che questo suo avere netta coscienza fin da piccola di cosa avessero passato i suoi genitori, zii, nonni abbia radicato in lei il bisogno di passarmela, quella consapevolezza. Ero fortunata, avevo una madre, un padre, non vivevamo in miseria: era proibito lamentarsi. Il divorzio dei miei è sempre stato una confusa nebulosa che a quanto pare mi ha investita a soli due anni e di cui non mi è mai stato spiegato nulla, o quasi. Persino l’arrivo di un fratello da parte di padre, quando io avevo sette anni, mi fu spiegato in maniera molto velata e confusa. Lo facevano per proteggermi, sicuramente, ma questa confusione mi ha inghiottita fino all’adolescenza e oltre. Di una cosa dovevo essere sicura: ero fortunata. E quindi molto disciplinata, studiosa, mite. Credo che da fuori non si vedesse affatto la confusione che avevo dentro; probabilmente tentavo solo di scriverla, per me.»
Gli anni del giornalismo finanziario sono stati anche gli anni della nascita di Elasti, del suo mondo messo in rete, sul blog.
«Sì, sono stati gli anni dell’inizio della scrittura intimista, per me: l’inizio di una nuova fase, si vede che doveva accadere. Credo che una passione, quando ce l’hai e per vari motivi la metti in secondo piano o addirittura cerchi di scordarla e metterla fuori dalla porta, entri di nuovo dalla finestra, come si dice. Ricordo che, soprattutto dopo la nascita del mio primogenito, rimuginavo sempre più spesso su quanto fossi disposta a rinchiudermi otto, nove ore al giorno in una redazione e lavorare tutta la vita in quel modo lì. Il blog è nato così, assieme al mio secondo figlio, come contenitore delle mie ruminazioni e luogo di scrittura di vita quotidiana e di confronti, tutto sotto pseudonimo di Elasti, ispirandomi alla mamma del famoso film di animazione della Pixar. Ricordo che ammiravo molto Guia Soncini, la leggevo spesso, e capii che mi sarebbe piaciuto tantissimo diventare una sorta di Soncini versione mamma. Magari però con un lavoro part-time, che mi permettesse di stare coi miei figli ma anche di scrivere.»
Donne che ispirano le donne, quindi.
«Esatto, come poi è accaduto per tutti i grandi cambiamenti professionali della mia vita fino a qui, tutti “scatenati” dall’intervento di una donna: il mio primo libro, la rubrica su D di Repubblica, e la Radio, che poi di fatto mi ha portata a lasciare del tutto il lavoro in ambito finanziario»
La Radio quindi è capitata, non è stata cercata. Mi sembra comunque che ti calzi a pennello, o sbaglio?
«È capitata, grazie a una segnalazione a Filippo Solibello dall’allora sua moglie, che mi seguiva, nel periodo in cui cercavano una co-conduttrice per Caterpillar AM. È vero, fare radio mi piace molto. Non è un mestiere tanto diverso dallo scrivere se ci si pensa, la cornice in fondo è quella, soprattutto dopo aver imparato praticamente da zero, con la rubrica su D di Repubblica, a non scrivere solo di finanza per un quotidiano nazionale.»
Una discreta rivincita per Claudia de Lillo sul giovannismo di inizio carriera, direi.
«Ma sì!»
Elena Marrassini
Foto in alto: Claudia de Lillo
Bellissimo percorso, fatto di entusiasmo, volontà, capacità e sensibilità! Viva le persone vive, che abbracciano il mondo e regalano parte di sé. Cercherò questo blog per saperne di più. Grazie all’intervistata e all’intervistatrice