Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti, videorecensione

sembrava bellezza - teresa ciabatti
Una donna che non approveremmo, che non vorremmo come amica, ma che dimostra un’umanità reale, concreta e consapevole.

Inserita nella dozzina semifinalista del premio Strega, Teresa Ciabatti nel suo Sembrava bellezza (Mondadori) ci regala una storia dura, cruda, in cui la protagonista si rivolge costantemente al lettore. A parlare è una donna di mezza età, una scrittrice, finalmente giunta al riscatto che ha cercato per tutta la vita; si confida, forse in cerca di giustificazione – se non approvazione – e pagina dopo pagina ci tira dentro al suo passato e ai dolori che si porta dietro come un bagaglio pesantissimo.

Inizia dall’adolescenza tormentata e dall’imperfezione fisica (il sovrappeso, i seni difformi, gli occhi del colore sbagliato), passa dall’invidia per la perfezione di Livia, la sorella di Federica, la sua migliore amica, per poi arrivare all’età adulta con un matrimonio fallito e il rapporto difficilissimo con la figlia ventenne. Sarà il ritorno di Federica, dopo trent’anni di silenzio, a scatenare nella protagonista una sorta di bisogno di confessione, a metterla di fronte all’esigenza di rivivere il proprio cammino senza risparmiare colpi durissimi a nessuno, soprattutto a se stessa.

sembrava bellezza«Facendo un esame di coscienza la mia vita va letta sotto la luce del desiderio di rivalsa. Ogni rapporto, dentro e fuori casa, ha preso la forma del torto da vendicare.» È proprio questo desiderio di rivalsa che si sente serpeggiare in ogni pagina, come fosse un sotto testo, un sottinteso scontato dal quale partire per comprendere la sua confessione amara quanto sincera. Pentimento o senso di colpa invece si percepiscono pochissimo. Ogni tanto sembra trasparire qualche interrogativo, qualche e se, ma rimane spesso inascoltato, sovrastato da un pressante bisogno di discolpa. Così il rimorso resta ai margini, appena sorretto da timidi tentativi di rimediare a qualcosa che non ha più rimedio.

In Sembrava bellezza, Ciabatti ci racconta di una donna granitica, testarda, figlia della vita che ha vissuto. Ma chiunque è vittima più o meno consapevole della strada che ha percorso, dell’adolescenza, del contesto sociale che ha vissuto. «Come funziona la mente umana. Funziona in modo differente per ciascuno di noi in base al percepito, e anche alle caratteristiche fisiche. La stessa esperienza ha tante versioni quante le persone che l’hanno vissuta» scrive l’autrice. Questa è una storia che ti rimane appiccicata addosso. La protagonista è una donna che non approveremmo, che non vorremmo come amica, ma che dimostra un’umanità reale, concreta, consapevole che quell’umanità non è popolata solo da buoni sentimenti e grappoli di felicità, ma anche (e soprattutto) da reazioni al male, scelte impopolari e corazze tirate su per difendersi dagli attacchi di quella percezione della vita che, spesso, regala più dolori che piaceri.

Teresa Ciabatti (Orbetello, 1972), scrittrice e sceneggiatrice, ha pubblicato nel 2002 il suo primo romanzo, Adelmo, tona da me (Einaudi). Seguono I giorni felici (Rizzoli, 2008), Tuttissanti (Il Saggiatore, 2013), Il mio paradiso è deserto (Rizzoli, 2017), La più amata (Mondadori, 2017), Matrigna (Solferino, 2018).

Serena Pisaneschi

Foto in alto: Teresa Ciabatti

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