Lilith: la ribelle scomoda prima di Eva simbolo di libertà

Lilith
L’archetipo della donna che non accetta limiti imposti, che vuole essere libera di esprime se stessa, libera di essere e basta.

Quella di Lilith è una storia vecchia come il mondo. La leggenda ci viene raccontata fin da piccoli: prima Dio plasmò l’uomo e poi, dalla sua costola, nacque la donna. Adamo ed Eva, i primi cittadini dell’Eden, ma nessuno aggiunge mai che Eva, in realtà, è la seconda moglie di Adamo. Nel primo libro della Genesi si legge: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò.» Niente ossa prelevate, solo polvere per entrambi. Eva compare solo nel secondo libro della Genesi, prima di lei ci fu Lilith.

Nella religione ebraica Lilith è la prima moglie di Adamo, nata dalla terra esattamente come lui, ma allora perché c’è stato bisogno di convolare a seconde nozze seppellendo nell’oblio della dimenticanza la sua intera esistenza? Perché Lilith era scomoda e ribelle, per niente incline all’asservimento che le voleva essere imposto. Era stata creata da Dio come Adamo e di Adamo pretendeva le stesse libertà, ma la storia narra che il marito non fosse d’accordo con questa suo desiderio di uguaglianza. Così, piuttosto che uniformarsi a un ruolo che l’avrebbe vista assoggettata e impotente, preferì fuggire dall’Eden ed è a questo punto che fa la sua comparsa Eva: «Jahvè Dio costruì la costa che aveva tolta all’uomo formandone una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: “Questa volta è osso delle mie ossa, carne della mia carne”» (Genesi 2:22-25). Ecco pronta la figura femminile che serviva: una donna sottomessa a lui, sottomessa al volere di Dio. È da qui che nasce l’idea della compagna obbediente, schiva, priva di diritti, e questa visione è servita alla società patriarcale per imporre la propria dominanza.

Non è un caso che Lilith venga spesso raffigurata come un demone, associata a trasgressione e peccato per renderla malvagia, satanica, l’esatto opposto del cammino divino, come non è un caso che sia stata Eva a cogliere il frutto dell’albero della conoscenza e non Adamo. È fin troppo facile intuire una sorta di stratagemma nell’additare come peccatrice colei che non si comporta come le Scritture impongono, agire su menti influenzabili e volontà fragili tanto da scoraggiare qualsiasi parvenza di ribellione. Ma far sparire Lilith non è servito a fermare un desiderio di rivalsa che è sempre esistito, più o meno assopito, più o meno fervente, e che in questi ultimi decenni sta cominciando a farsi sentire con voce ferma. Poiché è la madre di tutte le donne, l’incarnazione della femminilità trasgressiva, del desiderio sessuale, della voglia di parità e di affermazione del proprio valore, seppure sia stata tralasciata o ridotta a presenza demoniaca, Lilith è l’archetipo della donna che non accetta limiti imposti, che vuole essere libera di esprime se stessa, libera di essere e basta. È ogni donna sulla faccia della Terra, presente, passata e futura, è il femminile e l’altro femminile, è la vera Genesi della metà più resiliente del cielo.

Serena Pisaneschi

Foto in alto: particolare di Lady Lilith, di Dante Gabriel Rossetti (1866–1873), Delaware Art Museum

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