Alcune liriche dall’ultima raccolta, pubblicata da Bonaccorso Editore, della poetessa veronese che ama cimentarsi sia in vernacolo che in italiano.
Cocci di vita
Paesaggio di frammenti,
pagine di ieri
fitte di cesure,
macchie oscure su orizzonti evanescenti
nello sfilacciarsi del tempo.
Veloci passano via gli alberi,
paesi silenziosi
si mostrano a tratti
e dileguano nella memoria.
Quanto può durare ancora
questo ostinato andare
senza felicità
che esalti un poco
il declinare immobile dei giorni?
Poi mi volgo indietro
a ripassare le voci
riposte tra le rovine,
e un’amara dolcezza mi soccorre
a sopportare i cocci invisibili
che ancora mi legano alla vita.
Ancora insieme
Dopo tanto correre
inseguendo chimere,
sono ferma, smarrita,
sola.
Ho atteso la mia anima
rimasta indietro su prati ancora verdi
a contemplare bellezze chiare
per riprenderla,
chiedendole umilmente scusa.
Non la turbavano i miei pensieri sofferti,
le ansie disperate,
la speranza le si era attorcigliata intorno,
edera tenace
che non ti lascia.
Un sospiro liberatorio:
voglio camminare ancora insieme.
Dalla prefazione a cura di Elisa Zoppei: «La prima poesia Cocci di vita, che dà il titolo a tutta la raccolta, è un lirico bilancio esistenziale avvolto nell’ombra di evanescenti orizzonti che, nello sfilacciarsi del tempo, riconducono ai ricordi di giorni vissuti, andando ostinatamente avanti senza felicità. È questa la poetica premessa che ci introduce nella profondità dell’anima della poetessa, del suo sentire e amare la vita, a volte tinti di malinconia, ma anche illuminati di luce interiore e di speranza. Le sue poesie sono i cocci raccolti lungo tutta una vita, rimessi insieme uno a uno sull’altare dell’esistenza per restituire ai tanti giorni, scuri o chiari, belli o brutti, infelici o gioiosi, un senso compiuto, unico e meraviglioso.»
Berta Mazzi Robbi è nata a Castel d’Azzano dove vive tuttora. Da anni fa parte del Cenacolo di Poesia Veronese Berto Barbarani partecipando alle varie attività, dalle Antologie agli incontri e manifestazioni negli ambienti socio-culturali per la diffusione della poesia in veronese, collaborando nella scuola per la sensibilizzazione degli alunni al linguaggio poetico.
Ha iniziato in gioventù con la pubblicazione Liriche Sparse in italiano, poi il primo libro in dialetto nel 1998 Fermete ‘na s-cianta e D’inverno ‘rente el camin del 1999 in collaborazione con altre poetesse. Con Bonaccorso Editore, nel 2001 ha pubblicato Poetesse in veronese. Sempre con Bonaccorso Editore, Mane de gramegna nel 2002, Balar col tempo nel 2007, Garbui del vìvar nel 2012 e Descartossar i giorni nel 2019. Tantissimi i riconoscimenti nei vari concorsi di Poesia del Triveneto per la forza espressiva del suo dialetto, che fonde immagini, emozioni e colore in un tutt’uno dalla sottile armonia. Il suo vocabolario incisivo cerca di tener vive quelle parole “passate”, se non proprio arcaiche, ma destinate a scomparire, quasi a farle “nuove” per vivificare più che descrivere, spaziando liberamente sul complesso vivere presente, tra bellezze della natura e sofferte storie che accomunano.
Redazione
Foto in alto: Verona, statua dedicata al poeta Berto Barbarani