Indossa una maschera di perfezione per ammaliare e circuire, ma sotto si nasconde un’indole indomabile fatta di cattiveria pura.
La valle dell’Eden di John Steinbeck è un romanzo pieno di personaggi dalle diverse sfaccettature, tutti magistralmente caratterizzati. Tra loro spicca e colpisce Cathy (poi Kate), una donna totalmente priva di scrupoli che usa il proprio fascino per ammaliare e distruggere chi incontra.
Steinbeck ci parla di lei fin da ragazzina; seppure così giovane, è già capace di gesti quantomeno immorali fino a diventare atroci. Sfrutta la sua prepotente bellezza per catturare interesse, finge innocenza, incanta e irretisce nascondendosi dietro l’immagine della donna debole e stupida, invece nasconde un istinto predatore e carnefice. È «un’anima deforme», come la definisce lo stesso autore, che prova piacere a usare e poi annientare chi ha la sfortuna di rimanere vittima della sua attrattiva.
Non è la prima volta che eroine negative escono dalla penna di autori o autrici, ma Cathy è qualcosa di diverso. È il male consapevole, la coscienza dell’enorme potenziale di sé e la certezza di poter sempre ottenere quello che vuole a discapito di chiunque le voglia ostacolare i piani. E Cathy si comporta senza la benché minima coscienza sia con uomini che con donne, persino con i figli che ha cercato di uccidere quando ancora erano nel suo ventre e abbandonato ancora in fasce. Sono rari quelli che intuiscono il demone nonostante continui costantemente a mentire, che non cadono nella sua ragnatela ma che invece la temono e diffidano di lei. Da loro fugge perché sa di essere stata scoperta, con gli altri invece indossa sempre una maschera di perfezione e servilismo, che perde unicamente quando beve rivelando la sua reale natura. In quei momenti mostra il suo vero volto, l’anima tormentata e distruttiva che abita dentro quell’aspetto così angelico e disponibile.
Sorride e accondiscende mentre sta congegnando piani egoisti e devastanti, si pone obiettivi e non guarda in faccia a niente e nessuno pur di raggiungerli. Ma quello che più colpisce è la totale mancanza di rimorsi: mai, in nessuna occasione, vediamo una Cathy pentita delle proprie scelte, anche le più atroci. Una donna priva di umanità, un’anti-eroina in piena regola che ridefinisce il concetto di male consapevole. È una caratterizzazione che non vorremmo mai leggere, forse perché per abitudine o convenzione siamo portati a pensare che le donne siano altro e non potrebbero mai essere così malvagie, o forse perché ci spaventa sapere che una malignità così radicata e cosciente possa esistere in chiunque. La incontriamo come Cathy e la salutiamo come Kate; nel corso degli anni ha cambiato il nome ma non ha mutato la sua indole malevola, che anzi è andata a irrobustirsi diventando inscalfibile. Un personaggio che lascia senza dubbio traccia nei lettori, nel bene e nel male. Una donna che sovverte ogni regola e che dimostra, senza ombra di dubbio, che l’animo umano è capace di mille sfaccettature, dalle più apprezzabili alle più cupe e terrificanti.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Jo Van Fleet nella sua interpretazione di Cathy (Kate) nel film del 1955 “La valle dell’Eden” diretto da Elia Kazan