Sortilegi di Bianca Pitzorno: La strega, Maledizione e Profumo

Bianca Pitzorno
Nel nuovo romanzo dell’autrice sassarese le protagoniste femminili sono personaggi unici, eroine del loro tempo che rifiutano di adeguarsi alle norme sociali dell’epoca.

Leggere un libro di Bianca Pitzorno, per me, è sempre un viaggio bellissimo, avventuroso e consolatorio. L’ultimo uscito è Sortilegi (pubblicato da Bompiani), non un romanzo ma una raccolta composta da tre racconti che sondano le molteplici sfumature della parola Sortilegi attraverso delle protagoniste femminili eroine del loro tempo. Questo nuovo viaggio affonda le sue radici in fatti storici realmente accaduti, e l’ambiente e gli oggetti che animano i racconti svolgono un ruolo importante, così come il linguaggio scelto per la narrazione.

Il primo racconto è il più lungo dei tre, si intitola La strega ed è ambientato nella Toscana del ‘600 durante un’epidemia di peste che priva Caterina di tutta la sua famiglia. Cresciuta libera e sola, quasi selvaggia, attira su di sé lo sguardo degli abitanti del paese vicino che la ritengono una strega. Questo la rende vittima della superstizione dell’epoca che si trincerava dietro al nome della religione per compiere torture inumane. Una curiosità: la nascita di questo racconto risale al 1990 come collaborazione tra Bianca Pitzorno e l’artista Piero Ventura che necessitava di un testo per accompagnare delle sue tavole che ritraevano una giovane contadina toscana del ‘600. In occasione dell’uscita del libro, il racconto ha preso una nuova forma. Nonostante il linguaggio seicentesco con cui è stato scritto, si riesce a entrare perfettamente in empatia con Caterina: è inevitabile il parallelismo con il lungo periodo di isolamento forzato che ci siamo trovati a vivere nell’ultimo anno e mezzo a causa della pandemia.

Il secondo racconto è Maledizione ed è ambientato nella terra natale dell’autrice, la Sardegna. Qubianca-pitzorno-sortilegia il filo rosso del sortilegio ci porta a conosce una storia di orfani e di rivincite, dove le parole svolgono un ruolo importantissimo. Infatti, saranno proprio le parole ricamate sopra una tovaglietta a cambiare la sorte degli avvenimenti. Il potere delle parole permette la perfetta collocazione dei personaggi femminili che popolano la storia. Ogni nome ha in sé un augurio, una peculiarità. Da perfetta orchestrante, Bianca Pitzorno decide anche di non dare un nome a una delle donne protagoniste, posizionandola così nel “lato oscuro”.

L’ultimo racconto, Profumo, ci trasporta nell’Argentina degli anni ‘50 ed è ricco di ricordi che hanno il sapore della nostalgia e della famiglia. Una ricetta di biscotti che si tramanda di generazione in generazione, di donna in donna. Un profumo speciale in grado di viaggiare attraverso il vento, riempire le cabine e le stive delle navi, in grado di parlare di terre lontane ma vicine al cuore degli immigrati dalla Sardegna che lo riceveranno custodito in una busta.

Arrivati all’ultima pagina si sente di aver goduto appieno del viaggio grazie alla maestria con cui Bianca Pitzorno usa le parole. Insieme ai personaggi femminili incontrati abbiamo sofferto (tanto, veramente tanto in La strega), sperato e ci siamo sentiti coccolati. Credo che questo sia il compito importante dei libri, farci sentire accolti, qualche volta scomodi, e in grado di lasciare in noi il seme della curiosità che ci spinge ad andare incontro a nuove storie e nuovi personaggi.

Sara Simoni

Foto in alto: Bianca Pitzorno

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