Quattro donne che si sono ritrovate al corso pre-parto restano amiche anche dopo la nascita dei propri figli. Ognuna di loro vive un equilibrio precario tra lavoro, famiglia e vita sociale.
La serie Workin’ Moms, ideata da Catherine Reitman (che nella serie interpreta Kate Foster) e Philip Sternberg, si sviluppa esclusivamente sui momenti inaspettati, complicati e incredibili che riserva l’arrivo di un figlio in una famiglia. Unica nel suo genere, non necessariamente dedicata al solo pubblico femminile, è infatti una tra le serie tv più divertenti, anticonvenzionali e intelligenti che abbia trovato su Netflix. L’aspetto che più mi ha colpita è stato il confronto tra i tanti e diversi modi di essere madre: lontano da stereotipi e disagio, si crea tra i personaggi femminili una sorta di confronto-scontro molto ironico e costruttivo.
Nella meravigliosa e moderna Toronto, quattro donne che si sono conosciute al corso preparto restano amiche anche dopo la nascita dei propri figli. Terminato il periodo di maternità devono bilanciare la vita lavorativa con quella familiare sconvolta dall’arrivo di un neonato. Ognuna di loro vive un equilibrio precario tra lavoro, famiglia e vita sociale, causato da accadimenti e intoppi di ogni genere che scatenano spesso la risata. Le quattro donne sono incredibilmente vere e le scene si sviluppano tra lacrime e sorrisi attraverso vicende straordinariamente attuali e sincere. Il tema centrale è l’enorme cambiamento che la nascita di un figlio porta nella carriera di una donna, la difficoltà nel ricalibrare priorità e abitudini, l’abilità di imparare a tenere insieme tutto, lavoro, vita privata, passioni e interessi personali.
È una serie tv nata per raccontare i problemi legati alla genitorialità; infatti, le domande sono quelle che riempiono la testa di moltissime donne: come la maternità ti cambia, come si fa a conciliare ogni cosa senza super poteri, come si riesce a far capire ai propri compagni di vita lo straordinario e sconvolgente momento, come si fa a non sbagliare tutto, come la si mette con il sesso. Insomma, donne vere, imperfette, goffe e divertentissime con cui è facile identificarsi. Oltre tutto questo, che non è poco, la serie mette in luce anche altri temi come il divario salariale, il bullismo, la depressione postparto, l’omosessualità femminile e tanto altro.
È impossibile non innamorarsi di queste quattro donne che, piene di aspettative proprie e dei compagni, riescono a dar voce alle loro singolarità, mettendosi a confronto nei diversi modi di essere madre: dall’immensa gioia al totale rifiuto del ruolo materno, alla soddisfazione di vedere i progressi del figlio a quella di dare priorità a riconoscimenti lavorativi. Con naturalezza e forte ironia mettono sul tavolo della vita quotidiana i crolli emotivi, i bisogni e le libertà di ognuna di loro. Divertenti, intelligenti, imperfette e più che mai vere, le protagoniste abbracciano un raggio molto più ampio di sentimenti legati alla maternità, che comprende anche la rabbia, la noia e la delusione.
Una piccola presentazione delle protagoniste: Kate Foster (Catherine Reitman) è una pubblicitaria in carriera che ha la capacità di ricostruirsi da zero, dopo una serie di clamorosi errori. Non imparerà mai a essere una mamma e una professionista impeccabile ed è questo che la rende vera e speciale. Il suo essere forte e senza peli sulla lingua, sia al lavoro che nella vita privata, sono il suo marchio di fabbrica. Ambiziosa, intelligente, elegante e con forte charme, sfoggia un sorriso un po’ strano che mette in risalto la dolcezza e la goffaggine di chi raggiunge risultati e pensa di non meritarli. La sua presenza nella serie è spumeggiante. Ann (Dani Kind) è psicologa, oltre al neonato deve gestire una figlia adolescente e complicata. I suoi metodi anticonvenzionali e rigidi allo stesso tempo la mettono in luce come una madre stravagante e fuori dagli schemi. Riesce a sorprendere e a essere imprevedibile nonostante l’apparente tradizionalità.
Frankie (Juno Rinaldi) in Workin’ Moms è agente immobiliare, vive il ruolo di madre in un rapporto omosessuale, riportando tutte le problematiche di una forte depressione postparto che la porteranno a un crollo sia della vita professionale sia di quella privata. Jenny (Jessalyn Wanlim) scaltra, egoista e opportunista fa carriera a discapito di sua figlia, ma anche di se stessa. Personaggio particolare, non stereotipato e molto pittoresco. Il suo atteggiamento non molto materno non viene mai giudicato. E come non menzionare Val (Sarah McVie)? Signora un po’ new age, madre di due figli bulli ormai grandi, è la coordinatrice degli incontri tra questo gruppo di madri. Lungo tutto il periodo della serie avrà un crescente ruolo e un crescente legame con la vita e le scelte delle protagoniste.
Questa presentazione non può bastare; per capire questi personaggi femminili, apprezzarli e ridere con loro e di loro è necessario guardare la serie che è in grado di strappare sorrisi, lacrime e molti altri sentimenti. La forza e la genialità della sit-com stanno nel presentare con estrema normalità e senza retorica temi di interesse universale come il sessismo sul lavoro, discriminazioni di genere, razziali e religiose, bullismo, divario salariale, tossicodipendenza, aborto, fecondazione eterologa, ma anche l’importanza della condivisione tra donne che vivono la stessa esperienza dell’essere madre, e lo fa attraverso le protagoniste con un tocco di frizzante ironia.
Debora Menichetti