La prima donna che ha usato la parola stupro in un’aula di tribunale. Ha segnato la storia civile e giudiziaria italiana lasciando un’impronta indelebile nella difesa dei diritti delle donne.
Augusta (Tina) Lagostena Bassi, conosciuta dai più come giudice d’arbitrato nel programma Forum, è stata la prima donna che ha usato la parola stupro in un’aula di tribunale. Lagostena Bassi (Milano 1926 – Roma 2008) non era però solo un personaggio televisivo, era soprattutto un’avvocata e una politica. Famosa come uno dei principali e più agguerriti avvocati per la difesa dei diritti delle donne. Celebre per aver patrocinato i diritti di Donatella Colasanti contro Angelo Izzo nel processo sul Massacro del Circeo, e della vittima di violenza sessuale nel primo Processo per stupro a essere filmato e mandato in onda dalla RAI.
L’idea di documentare questo tipo di processo nacque in seguito a un Convegno Internazionale femminista sulla Violenza contro le donne, che si svolse a Roma nel 1978. Nel convegno emerse che ovunque nel mondo, quando aveva luogo un dibattimento giuridico per stupro, la donna si trasformava in imputata. La vittima del processo filmato era una giovane di 18 anni di Latina, Fiorella, che denunciò per violenza carnale di gruppo quattro uomini, tra i quali anche un conoscente.
La giovane donna, lavoratrice in nero, dichiarò di essere stata invitata dal suo conoscente per discutere una proposta di lavoro stabile. Il processo fu difficile per il fatto che la ragazza conosceva l’imputato principale e non presentava segni di percosse o maltrattamenti. Lagostena Bassi, difenditrice di parte civile, durante la sua arringa dichiarò: «E io non sono il difensore della donna Fiorella, io sono l’accusatore di un certo modo di fare processi per violenza, ed è una cosa diversa».
La trasmissione in tv del processo fu scioccante. Rendeva visibile all’opinione pubblica l’ulteriore violenza subita da Fiorella. Infatti, le domande sui dettagli della violenza e sulla vita privata della parte lesa la trasformavano in imputata. Quanto emergeva in aula era che una donna “di buoni costumi” non poteva essere violentata; che se c’era stata una violenza, questa doveva essere stata provocata da un comportamento sconveniente da parte della donna; che se non c’era una dimostrazione di avvenuta violenza fisica o di ribellione, la vittima doveva essere consenziente. Un atteggiamento mentale che purtroppo è ancora largamente diffuso.
Lagostena Bassi, dopo Processo per stupro, è stata sceneggiatrice della miniserie TV per la RAI L’avvocato delle donne (1997). La serie, tratta dal suo libro omonimo, era interpretata da Mariangela Melato. Eletta nel 1994 deputato in Parlamento nelle file di Forza Italia, presiede la Commissione nazionale per le pari opportunità, si occupa della riforma del diritto di famiglia; da parlamentare si batte per l’introduzione delle Quote Rosa, e nel 1996 – dopo venti anni e sei legislature – riesce a far approvare la legge contro la violenza sessuale, grazie a una mobilitazione trasversale delle parlamentari di ogni credo politico.
Tante le sue pubblicazioni di carattere giuridico e le sue attività tra le quali, per brevità, qui ricordiamo solo Telefono Rosa. Tina Lagostena Bassi con il suo lavoro ha segnato la storia civile e giudiziaria italiana lasciando un’impronta indelebile nella difesa dei diritti delle donne. Ci piace finire con le sue parole: «Una donna ha il diritto di essere quello che vuole, senza bisogno di difensori».
Cinzia Inguanta
Foto in alto: Tina Lagostena Bassi