Una spa di lusso, il carisma di una donna tanto misteriosa quanto ammaliante e nove perfetti sconosciuti impegnati in una ricerca fuori dagli schemi.
Tranquillum House è un luogo bellissimo, immerso nella natura e circondato dal silenzio. Camere spaziose e luminose, piscina, sauna, terme naturali, alimentazione detox, insomma il pacchetto completo per garantire relax e rigenerazione. Ma non è tutto così semplice come appare e i nove perfetti sconosciuti se ne renderanno conto molto presto. A capo di questo posto fiabesco c’è Masha (Nicole Kidman), una donna tanto carismatica quanto elegante, che accoglie tutti e a tutti parla da vecchia amica, quasi come una guida spirituale. Ha fascino, ascolta i dubbi dei propri ospiti e li trasforma in punti di forza. Li incoraggia, li spinge a non mollare, a continuare il viaggio non consono ma importantissimo che hanno intrapreso. Sembra conoscere ognuno di loro nel profondo, alcuni più di altri, e ingaggia veri e propri scontri a livello psichico ed emotivo.
Dietro alla sua perseveranza si nasconde un tornaconto personale, uno scopo che la induce a insistere nella sua opera di convincimento, a non lasciare che gli ospiti si facciano scoraggiare dalle proprie paure. Masha rimane un personaggio misterioso per tutti, anche noi spettatori la conosceremo solo alla fine, cambiando radicalmente l’idea che ci eravamo fatti di lei nelle sette puntate precedenti. Di lei ci viene detto che in passato era una cinica donna d’affari, dedita al vizio e all’egocentrismo, poi un’esperienza di premorte le ha mostrato una dimensione diversa, un luogo parallelo alla vita in cui ha bisogno di tornare e così crea Tranquillum. Il perché lo scopriremo solo a piccoli pezzetti, flashback buttati lì sia per incuriosirci che per giustificare le scelte, soprattutto le più azzardate, che Masha non avrà paura di compiere.
Nonostante insegua un tornaconto personale, si dimostra attenta ai bisogni delle nove persone che continuano (chissà perché) a fidarsi di lei. Usa metodi non convenzionali, viene addirittura criticata dal proprio staff, ma alla fine li aiuta tutti. Combatte su due fronti e lo fa con grinta, senza mollare, convinta delle proprie decisioni. Questo suo atteggiamento spavaldo mi ha fatto capire che a volte ci vuole coraggio. La sfrontatezza è necessaria per voltare pagina e andare avanti, restare fermi e remissivi non giova mai e, soprattutto, non porta da nessuna parte.
Non vi svelerò le storie personali dei nove coraggiosi né tantomeno quella di Masha. Però vi posso dire che, una volta finita, questa serie mi ha dato molto da pensare. Tralasciando il discutibile metodo usato da Masha, posso affermare con assoluta certezza che avrei fatto esattamente la stessa cosa, se fossi stata nei suoi panni. Non si può giudicare il cammino di qualcuno ma si può arrivare a capirne le azioni, anche sconsiderate, se solo si è capaci anche di una piccola porzione di empatia. La serie, trasmessa su Amazon Prime Video, è il racconto di tante vite che s’intrecciano. Del bisogno di muoversi da dove ci si sente cementati a terra. Nine perfect strangers è anche un racconto di dolore, che per essere sconfitto, o alleggerito, deve essere affrontato senza la paura di farsi sopraffare.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: la locandina della serie