Dal primo numero della rivista riproponiamo i versi di questa autrice lontana dagli ambienti letterari che ha sempre scritto per se come gesto intimo raramente condiviso.
Remi
-Ricordo
col mento sul palmo
-raccordo
momenti così differenti
-debordo
dai confini del remo allo scalmo
vogando nello stringer di denti
e sciacquetto profonda
nel mare che dondola
al ritmo di gondola
muovendo all’indietro
-più avanti
-fermandola
questa strana moviola
che muove da sola
non ho fatto il biglietto
non ho chiesto il loggione
mi ha costretto il cervello
a sedere nelle prime poltrone
Nei flashback
di quest’oceano irrisolto
decido di prendere il sole
il remo l’ho tolto
mi cullo fra troppe parole
-beccheggio
-dondolo
-viro
coricata su tutta la chiglia
va bene
mi voglio bruciare
ai raggi di questa bastiglia
ma lo stomaco diventa impietoso
si fermi tutto questo ondeggiare!
il sole ora è troppo noioso
corrosivo il mio mal di mare
Alla vecchia fabbrica
Era un cuore dipinto sui muri
scalcinati di abbandono
Un cuore bianco latte e appese
colate di vernice
Nel centro segmenti di due lettere in rosso
irriconoscibili
come quando tutto è davvero perduto
Un cuore ancora bianco
forte di lutto
sul grigiastro di quello che è stato
Che saremo noi
Novembre del ’15
Da qualche giorno il cielo
gioca a essere marmo
Come una lapide calda
sull’autunno mai nato
Amara nasce nel 1958 a Genova. I versi come istinto precoce, primo amore alle elementari, nato nello stupore, nell’incanto dell’architettura della parola, come immagine, suono e messaggio. Discontinua, pigra, ha sempre scritto per sé come gesto intimo raramente condiviso. Lontana da ambienti letterari, solo sul web sperimenta un tardivo confrontarsi col mondo della scrittura contemporanea, maturando nel costruire. Ha partecipato ad antologie poetiche di alcuni editori italiani e, nel 2014, pubblica la sua prima raccolta dal titolo Il cuore nero dei papaveri per le edizioni Opposto.
In alto: photo by Andreea Petruti on Unsplash