Con i suoi abiti non si limita a confezionare un capo, ma innesca un contatto con la donna che lo indosserà.
Rosalia Gutierrez arriva dall’Argentina, balla e insegna tango da oltre vent’anni e crea vestiti fatti su misura per chi glieli chiede. Su misura non solo in fatto centimetri, ma soprattutto in termini di stima di sé. Ci sentiamo per telefono, l’accoglienza calorosa del Sud America mi abbraccia esattamente come il suo piacevole accento.
Rosalia, ci parli un po’ di lei.
«In realtà sono una musicista, in Argentina ho studiato Direzione Corale e suono il pianoforte, lavoravo come insegnante di musica. Nel 2001 mi sono trasferita per amore in Italia, a Siena per la precisione.»
Qui in Italia invece crea capi di abbigliamento. Da cosa è nata questa attività?
«Dal tango. Io sono una ballerina di tango argentino, lo insegno anche, e ho sempre realizzato da sola i miei abiti per ballare. Sceglievo i materiali più morbidi, adatti al movimento, e le altre ballerine mi chiedevano di realizzare capi anche per loro. Così undici anni fa ho aperto la partita iva e ho cominciato il mio lavoro da stilista “improvvisata”.»
Perché improvvisata?
«Perché non ho fatto una scuola di moda, molto l’ho imparato da mia madre e ho seguito qualche corso. Creare abiti è cominciato come un bisogno per me, poi è diventato un vero e proprio lavoro, tanto che oggi non realizzo solo capi legati al tango argentino ma anche di altro genere, spesso allacciati alla cultura e al settore artistico.»
Immagino che prima della pandemia ci fossero molte più opportunità di far conoscere il suo lavoro.
«Sì. Ho fatto sfilate in alberghi, mostre e altri eventi che, purtroppo, negli ultimi anni si sono molto diradati, per non dire scomparsi. Parte del mio lavoro era anche partecipare a fiere, serate legate al tango, e in quelle occasioni esponevo i miei capi. Può immaginare il periodo che stiamo vivendo come sia devastante per questo aspetto della mia attività. Ho avuto anche l’occasione di tenere i miei capi in un negozio di prêt-à-porter a Roma, insieme ad altri artigiani, ma poco dopo l’inizio della pandemia ha dovuto chiudere perché i costi erano diventati insostenibili a fronte delle scarse entrate dovute al lockdown.»
Come crea i suoi capi?
«Mi faccio molto ispirare dal materiale o dalla fantasia della stoffa. Mi capita anche di comprare un campione di tessuto e lasciarlo fermo anche un anno, per poi riprenderlo e dare vita al capo adatto a quel tessuto o quella fantasia. In questo senso è il modello che si adatta alla stoffa e anche un modello semplice acquista valore.»
Quindi aspetta il guizzo artistico per prendere stoffa, forbici, ago e filo.
«Spesso sì, e come sa certi momenti d’ispirazione andrebbero sempre seguiti ciecamente, senza fermarsi. Ma lavorando in casa non è sempre facile, soprattutto quando si vive con due adolescenti.»
Ho visto sui suoi social che, nella creazione dei capi, attinge anche a caratteristiche di altre culture.
«Io adoro il mio lavoro perché è molto creativo e mi dà la possibilità di fondere le mie origini argentine e spagnole con peculiarità di altre parti del mondo. Pantaloni gaucho, poncho, maniche da kimono… una mescolanza che rende originali le mie creazioni sartoriali. È per questo che faccio pochi lavori di sartoria “classica”, perché non sarebbero così creativi e non darebbero la possibilità di instaurare un contatto con le persone, cosa per me fondamentale.»
Ci spieghi meglio.
«Creare un abito non è solo vestire qualcuno, coprirne il corpo, è soprattutto innescare una sinergia. Quando incontro una cliente non voglio che prenda il capo e basta, voglio capirla, capire chi è, cosa la può valorizzare. Qualche volta, nell’ambiente del tango, arrivano anche donne che hanno timore a far uscire la loro femminilità. Non tutte si sentono bellissime, ma ognuna di noi ha qualcosa da valorizzare nel proprio corpo fisico, oltre a quello energetico, e a me piace aiutarle a scoprire la loro bellezza. Non ho mai dato un capo con leggerezza, solo per fare una vendita, ho sempre cercato il vestito giusto, adatto alla donna, che la facesse sentire sicura e bene con se stessa.»
Ha parlato di corpo energetico. Come si mette in reazione l’energia con la sua arte sartoriale?
«Ogni essere umano è anche fatto d’energia e questa energia deve trovare un modo per uscire ed esprimersi. Attraverso la scelta dei colori, per esempio. Se mi vesto sempre di nero posso essere elegante, ma energeticamente tendo al basso. Sappiamo che noi donne possiamo essere terribili con noi stesse, allora io, da fuori, le aiuto a vedersi con occhi sicuramente più obiettivi e trovare fiducia e sicurezza. Quando una donna si sente a proprio agio anche la sua energia cambia. Lo vedo quando insegno tango, come le dicevo prima. Donne che inizialmente erano più timide piano piano hanno scoperto la propria femminilità e sprigionato un’energia diversa.»
A quello che ci racconta sembra una donna molto spirituale.
«Sì, lo sono. Sono convinta che siamo tutti connessi e che, in un certo momento del nostro percorso, arriva il punto dove ci s’incontra. Stiamo vivendo un periodo molto difficile, ma bisogna trovare la magia nella vita, le scintille che ti si donano nella giornata. Anche la telefonata che stiamo facendo per me è una scintilla, qualcosa che mi ha arricchito. Poi cosa sarà domani non lo so, ma mi prendo la ricchezza di questo contatto, della connessione che c’è stata tra noi.»
Un’ultima domanda. Chi volesse farlo, come può contattarla?
«Attraverso le pagine Facebook e Instagram, lì ci sono i miei recapiti.
Ci salutiamo dopo qualche altro minuto di chiacchiere. Ho oltre un’ora d’intervista telefonica da sbobinare, una telefonata che non mi è sembrata affatto così lunga. Sarà per quel momento della nostra vita in cui le rispettive energie si sono incontrate? Io penso proprio di sì.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Rosalia Gutierrez