Alba de Céspedes: eroina guerriera da non dimenticare

Alba de Céspedes
La scrittrice, come del resto ogni donna, durante la sua vita ha incarnato diversi archetipi del Viaggio dell’eroina. Ogni archetipo è una tappa che ci conduce alla nostra vera essenza. Dal secondo numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto.

Alba de Céspedes è nata a Roma nel 1911 e manca dal 1997. È stata una scrittrice, poetessa, partigiana e molto altro. Una donna pioniera, un’eroina troppo spesso ingiustamente dimenticata. Cresciuta in una famiglia benestante e politicamente impegnata (madre italiana e padre cubano) per ottenere la cittadinanza italiana a soli quindici anni sposò un nobile romano, dal quale giovanissima ebbe un figlio due anni dopo. Il matrimonio non durò e per mantenersi Alba pensò di scrivere, arte che aveva coltivato fin da bambina. All’età di sei anni scrisse una poesia; tenerissimo il colloquio che ne seguì fra lei e suo padre:

Papà venne a parlarmi e io credevo che mi sgridasse. Lui serio mi disse:
– Sei tu che hai scritto questa poesia?
– Papà non lo faccio più! Ti prometto non lo faccio più!
– Eh no, lo farai ancora…

Aveva sempre scritto solo per se stessa, ma ora aveva bisogno di guadagnarsi il pane per lei e per il figlio. Decise di mandare un suo racconto a un giornale, pensando che non l’avrebbero mai pubblicato. Venne invece a sapere dalla telefonata di un amico che il Giornale d’Italia l’aveva invece pubblicato, con la firma A. De Céspedes, per non far vedere che era una donna. Scese in edicola e ne comprò ventiquattro copie. Fu l’inizio della sua carriera letteraria.

L’aver vissuto in un ambiente aperto e cosmopolita, viaggiato molto e studiato grazie alla lungimiranza paterna con due istitutrici in lingua inglese e francese sono state le fondamenta del suo impegno civile, politico e intellettuale. De Céspedes si sente cittadina del mondo.

Quando pubblica il suo primo romanzo Nessuno torna indietro ha ventisette anni e al suo attivo diverse pubblicazioni di racconti su giornali nazionali con cui collabora regolarmente. L’opera è la storia di otto studentesse universitarie fuori sede residenti in un istituto religioso a Roma, ma al regime il libro non piace. Alba dovette comparire diciassette volte davanti alla Commissione della Censura per il libro. Alla domanda: «Non si vergogna di aver scritto questo libro?» De Céspedes rispondeva di no.

L’opposizione del regime è netta. Quelle otto protagoniste indipendenti, che vivono in una grande città senza avere un uomo accanto, che portano avanti ambizioni anche se in disaccordo con i progetti familiari sono inadeguate ai canoni imposti dal fascismo. Alba invece crede che le donne possano essere autonome e giocarsi i propri spazi di libertà. Potrebbe essere una scrittrice degli anni ‘70, invece siamo nel 1938. I tagli richiesti dalla censura furono evitati grazie alla furbizia dell’editore Arnoldo Mondadori, legato a De Céspedes da profonda stima e amicizia. All’ordine di ritirare il romanzo rispose che erano state stampate tante copie, ormai erano in circolazione, era impossibile ritirarle.

L’impegno di Alba De Céspedes non si limitò alla scrittura. È lei che dopo l’8 settembre da Radio Bari, con lo pseudonimo di Clorinda, incita gli italiani alla resistenza. Siamo nel 1943, Alba ha 32 anni e crede che un patriota, vale al maschile quanto al femminile, debba combattere tedeschi e fascisti anche fra le mura domestiche o lavorando in ufficio, non è necessario imbracciare un’arma. Il nome Clorinda lo aveva scelto da un personaggio di Torquato Tasso, una valorosa che combatte in abiti maschili ma riconosciuta in quanto donna dal suo esercito. Nel 1944 la guerra è finita e l’esigenza di creare nuovi stimoli e speranze si fa sentire. In quest’ottica De Céspedes fonda la rivista politico letteraria Mercurio, a cui parteciparono tanti nomi noti. È un vero grande progetto culturale per la ricostruzione di uno stato democratico. Purtroppo per problemi economici la rivista dopo soli quattro anni fu costretta a chiudere: non erano certo tempi prosperi e stampare richiedeva oneri che la tecnologia di oggi ci risparmia.

Alba De Céspedes, come del resto ogni donna, durante il proprio percorso di vita può essere rappresentata da più di uno dei dodici archetipi che Marina Pierri esplora nel suo Eroine. È stata “l’innocente” nel tenero colloquio con il padre sulla sua prima poesia. Mi piace riconoscerla negli anni della sua gioventù nella “guerriera”, che aveva deciso di combattere per quel che riteneva giusto; nella scrittura, nella resistenza così come nella valorizzazione della cultura che si è impegnata a divulgare. Nelle sue opere ha rappresentato figure femminili che incarnavano archetipi differenti dal suo, per i quali mi piace pensare si augurasse una prosecuzione del loro percorso interiore.

La protagonista del suo Quaderno proibito, Valeria, durante i sei mesi del suo diario la vediamo attraversare e tentare delle trasformazioni seguendo le sue riflessioni. Se ci domandiamo in quale archetipo potremmo incarnarla mi verrebbe da pensare a quello “dell’angelo custode”, colei che si prende cura della casa, degli affetti, che antepone sempre le esigenze altrui alle proprie. Viene da domandarsi come può una simile figura identificarsi con un’eroina. È possibile, purché non «costrette ad essere Angeli contro la nostra volontà.» Con la fantasia mi piace immaginare una Valeria che, dopo il finale inaspettato e che non svelo, abbia proseguito il proprio viaggio da eroina su una strada differente, perché ogni tappa del viaggio di ognuna è appunto una tappa, una delle tante per ambire a trasformarci nella nostra vera essenza.

Se desiderate approfondire la conoscenza di De Céspedes, una sua aggiornatissima biografia è stata stampata nel 2011 da Mondadori all’interno di un volume dei Meridiani, sempreché riusciate a trovarlo. Ulteriori contributi molto interessanti, anche di repertorio, sono disponibili su Raiplay. Una figura di donna oltre il consueto decisamente da conoscere meglio.

Paola Giannò

Foto in alto: Alba De Céspedes

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