Pezzetti di vita nei suoi disegni fatti di case, cose, paesaggi e “personaggini”, come li chiama lei. Schizzi che sono già belli appena nascono, diventano illustrazioni che toccano occhi e cuore, e crescono nei libri. E non solo lì.
Roberta Ripaoni è nata a Pistoia nel 1974. Ha una laurea in giurisprudenza e un lavoro nella pubblica amministrazione, ma il disegno è sempre stata la sua passione. Così, qualche anno fa ha deciso di riprendere la matita dal cassetto e di cimentarsi in una nuova avventura. In questi anni ha frequentato la Scuola di illustrazione di Scandicci, dove ha conosciuto il mondo dell’illustrazione e dell’albo illustrato, la Scuola Internazionale di illustrazione a Sarmede e l’Accademia Ars in Fabula di Macerata, oltre a vari corsi e workshop con illustratori famosi italiani e stranieri. Nel 2021 ha curato le illustrazioni per La marcia dei Sogni di Chiara Bini, Edizioni Romena, e L’Isola che diventò continente -Ventotene dove l’unione fece la forza, di Chiara Bini, edito da I Libri di Mompracem e Betti Editore.
«Al risveglio, ogni bambino sentiva che gli mancava qualcosa, che c’era un desiderio più grande che rimaneva lì, appeso.» Questo e altro si legge ne La marcia dei sogni, affiancato dalle sue illustrazioni. E lei, Roberta? Ha mai sentito che le mancava qualcosa? Ha sempre disegnato fin da piccola o questa sua passione ha preso “colore” in età adulta?
«Il disegno mi ha accompagnata sin da piccola, sono sempre stata attratta dalle forme e dai colori. Era un modo per esprimermi. Adoravo guardare le figure sui libri e un foglio e una penna bastavano a tenermi buona per ore. Mi sarebbe piaciuto intraprendere un percorso artistico, fare l’accademia, pian piano che sono diventata “grande” però è rimasto, come dice lei, un desiderio appeso, un sogno messo nel cassetto forse per inconsapevolezza e immaturità, per paura e mancanza di coraggio. Ma tutte le passioni che tieni a freno, prima o poi sono destinate a uscire fuori. Infatti qualche anno fa è tornato forte il desiderio di disegnare e ritrovare quella parte di me. Ho ripreso la matita in mano e mi sono anche messa a studiare, per recuperare se non tutto almeno in parte il tempo perduto. Alla Scuola di illustrazione di Scandicci ho scoperto il mondo dell’illustrazione e dell’albo illustrato e da lì ho continuato con altri corsi e workshop, fino all’Accademia Ars in Fabula di Macerata dove sto frequentando il secondo anno. Non ho un obiettivo davanti, se non quello di fare qualcosa che mi piace e mi fa stare bene.»
L’ho rincontrata sui social qualche anno fa, dopo che ci eravamo perse di vista per un lungo periodo, perché la vita, si sa: ti fagocita, soprattutto dai trenta ai quaranta. Ricordo che rimasi colpita dalle sue foto. Quanto è stata importante la fotografia per lei?
«Si dice che la fotografia è scrivere con la luce, io direi disegnare con la luce. Trovo che sia una forma espressiva potente, fatta di arte dell’osservare, creatività, tecnica, tanto cuore. Mi piace lo sguardo sul mondo di fotografi come Doisneau, Bresson, Erwitt, con i loro ritratti in bianco e nero di una umanità vista nella sua quotidianità, a volte fatta anche di situazioni ironiche o assurde. Alcuni anni fa ho comprato una macchina fotografica analogica, ogni tanto mi diverto a usarla ma sono una totale principiante.»
Lei ama molto andare #azonzo, come leggo spesso nei suoi post. L’impressione è che usi le fughe come serbatoio di idee.
«Andare #azonzo non è necessariamente chissà quale viaggio in giro per il mondo. Può essere anche una semplice passeggiata per la città o magari un giro in campagna, comunque sia senza una meta precisa, con il solo scopo di godersi il momento, di osservare, di ricaricare le energie. Andare #azonzo paradossalmente a volte significa proprio fermarsi.»
Durante la pandemia, il disegno le è stato d’aiuto? Oppure si è sentita ferma anche con quello?
«La pandemia ha portato con sé distanze, paure, silenzi, dolore. Ci ha anche imposto di fermarci e di riflettere. Il disegno in questo senso per me è stato uno strumento importante, mi ha aiutato a elaborare, a combattere la mia ansia perenne, ad allentare le tensioni, anche a mettere in ordine le emozioni in un momento di grande confusione, preoccupazione e sconforto. Non mi sono fermata con il disegno, anzi. È stato proprio durante la pandemia che è nato il progetto de La Marcia dei Sogni, libro scritto da Chiara Bini e edito da Romena Edizioni, del quale ho curato le illustrazioni. Porta con sé una bella storia, la favola che dà il titolo al libro è stata infatti utilizzata all’ospedale di Lecco, una delle zone più colpite dall’epidemia, come strumento di sostegno per le famiglie di medici, infermieri e personale sanitario e soprattutto per i bambini che dovevano essere tenuti a distanza dai genitori, impegnati a fronteggiare l’emergenza ed esposti al contagio. Quando l’abbiamo saputo, con Chiara siamo rimaste stupite e commosse.»
Sono una fan del suo cane, lo adoro quando si mette in posa per le foto, col suo musino e i suoi riccioli rossi. I suoi animali sono una presenza costante, ha anche un gatto, mi pare. Le capita mai di ritrarli, di metterli sulla carta e farne personaggi?
«Ho sempre avuto animali, sin da piccola: cani, gatti, una volta anche un coniglio! E tutti hanno rappresentato un periodo importante della mia vita, mi hanno insegnato tantissimo, mi hanno confortato, aiutato, regalato emozioni, preoccupazioni, pianti, sorrisi. Il rosso ricciuto è arrivato due anni fa a scombussolare di nuovo la mia vita, dopo che avevo perso il mio cane di diciassette anni, e poi è arrivata anche la gattina nera. Li adoro, starei a osservarli per ore e in effetti… sarebbero due personaggi incredibili da mettere su carta, non lo so, forse stile fumetto.»
A proposito di riccioli, ho ritrovato una Roberta con dei bellissimi capelli riccioli che non sapevo avesse. Questa cosa mi ha suscitato una riflessione: quanto è importante fare pace con se stessi per fare bene le cose che ci piacciono e sopportare quelle che non ci piacciono?
«È un percorso lungo quello che porta a fare pace con se stessi, o almeno per me lo è stato. Per anni ho rincorso un’immagine di me che non mi apparteneva, dipendevo troppo dal giudizio degli altri, preferivo il silenzio al coraggio. Oggi non posso dire di essermi totalmente riappacificata, ma sicuramente mi accetto di più, con i miei difetti e i miei limiti. E anche con i mie capelli riccioli.»
Elena Marrassini
Foto in alto: Roberta Ripaoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA