Piero è passato di qui, intervista a Chiara Riondino e Alessia Arena

Piero è passato di qui - Alessia Arena e Chiara Riondino - Foto di Andrea Dani
Due donne, due cantanti con un vissuto diverso che si sono incontrate e, a sorpresa, riconosciute attraverso parole e le note di Piero Ciampi.

Questa è una storia d’amicizia come tante, che come tante nasce da un incontro e da uno scenario, una città in cui due anime si riconoscono e si legano. La differenza è che le due amiche in questione, Alessia Arena e Chiara Riondino, sono due cantanti (e molto altro), e per loro è stato naturale intercettare un punto comune e da lì partire insieme per un viaggio imperscrutabile e irresistibile. La città in cui è avvenuto il loro “riconoscimento” è Livorno e il punto comune che le ha radunate, voci e cuori, è stato ed è Piero Ciampi, cantautore noto, ma in fondo rimasto sempre elitario e poco popolare fuori dalle mura labroniche, per le sue canzoni, ma anche per il suo mondo fatto di poesie, versi, personaggi e incontri. È nato così un progetto appassionato che le ha portate durante (o nonostante) i vari lockdown a generare un disco e un parallelo spettacolo teatral-musicale: Piero è passato di qui. Il disco appena nato ha già ricevuto lo speciale riconoscimento, riservato a pochissimi artisti nell’intera storia del Premio, dal Premio Piero Ciampi. Le abbiamo intervistate cercando di capire qualcosa di più sul loro neonato progetto, gli umori che sottendono le dodici cover e i due inediti, notando soprattutto come l’attualizzazione di un cantautore “d’altri tempi” sia il nodo cruciale intorno al quale ruotano tutti gli altri preziosi elementi della loro proposta artistica.

Perché cantare Ciampi oggi?

Alessia: «Piero è un poeta e autore di estrema lucidità e onestà intellettuale, e oggi, a mio avviso, abbiamo bisogno di uno sguardo vero, non edulcorato da metafore, che ci obblighi a essere presenti nella realtà che stiamo vivendo così carica di forti contrasti.»

Chiara: «Non lo so. Perché no? Perché è un cantautore intelligente e poco conosciuto che non ha avuto il riconoscimento che meritava, perché mi attraggono tutti gli artisti che hanno delle cose interessanti da dire e scelgono di vivere fuori dal meccanismo stritolante del mercato. E poi perché non lo conoscevo in modo approfondito. È capitata quest’occasione e mi ha fatto molto piacere scoprirlo; una molla è stata proprio la curiosità. Perché nella mia vita sono successe delle cose che mi hanno portato a incontrarlo di nuovo; perché le cose non accadono mai per caso.»

Cosa ha portato secondo te lo sguardo femminile nell’interpretazione di Ciampi?

Alessia: «Ritengo che abbia reso lo sguardo di Ciampi senza distinzione di genere, sganciandolo per ciò che riguarda il rapporto uomo/donna da una visione che rischiava di relegarlo a dei cliché anni ’60.»

Chiara: «Non ne ho la più pallida idea. Parlare di differenze in questo caso mi sembra riduttivo. Certamente il suo era uno sguardo maschile, di una persona nata nel 1934, però era uno sguardo talmente intelligente da comprendere quali erano i meccanismi nelle relazioni uomo-donna. Se al tempo in cui lui faceva queste cose sarebbe stato difficile per una donna cantarle, adesso non è più così. È cambiato anche il nostro modo di donne di stare al mondo.»

Quale criterio avete scelto per selezionare le canzoni da inserire nel disco?

Alessia: «Abbiamo scelto ciò che ci parlava, in un ascolto non condizionato dalla notorietà o meno di alcuni brani, solo ciò che per noi, istintivamente, aveva un senso interiore. Solo dopo abbiamo sorriso insieme rendendoci conto che i brani scelti appartenevano in maggioranza alla sua prima produzione, la meno nota.»

Chiara: «Di fatto il criterio è stato quello di andare a cercare la sua prima produzione, ritrovando così le stesse tematiche che avrebbe affrontato nella parte più matura. Nella prima produzione c’erano freschezza e ironia che mi sono subito piaciute. In ogni caso, non si può parlare di un criterio vero e proprio.»

Da dove vengono i parlati che cuciono i brani tra di loro?

Alessia: «Molti sono tratti da Piero Ciampi 53 poesie, stampate dalla RCA nel 1973, e recentemente ristampate a cura di Enrico de Angelis che ci ha supportato e guidato nell’opera di Piero Ciampi, e a cui rivolgo il mio grazie più sentito!»

Chiara: «Alcuni dei parlati nascono con i testi, perché Ciampi amava molto introdurre le canzoni con dei parlati. Altri li abbiamo ricavati da quelle rare riprese dal vivo dove lui inseriva queste brevi poesie. Questa operazione è stata fatta in parte per dare al lavoro un andamento narrativo, e in parte perché Piero Ciampi è poeta. Quindi il confine tra il suo poetare e il suo inventare e scrivere canzoni è labilissimo. C’è una compenetrazione di questi aspetti, sono strettamente connessi.»

Piero è passato di qui from Simone Alderighi on Vimeo

A quale canzone fra queste ti senti più legata?

Alessia: «Tutte e nessuna, poiché per ciascuna c’è in me un forte gancio interiore che mi ha portato a sceglierla. Certamente E va bene ha però un valore aggiunto perché è l’ultimo brano che ho cantato a mio padre, oggi scomparso.»

Chiara: «Tutte e nessuna. In ognuna di queste canzoni mi piace lo sguardo che lui ha sulle cose. Davvero, non saprei quale scegliere. Forse, se proprio dovessi scegliere con una pistola puntata alla tempia, Fino all’ultimo minuto. E poi Più di così no, perché in quella canzone viene fuori una grande verità, che le persone non si cambiano e non è giusto cambiarle. Un errore che facciamo nelle relazioni è proprio questo: pensare di voler cambiare l’altro. C’è una linea che in un rapporto non va oltrepassata, se lo vuoi chiamare amore.»

Cosa hai scoperto in più o di diverso su Piero Ciampi alla fine di questo viaggio?

Alessia: «Quanto fosse meravigliosamente ironico e divertente. Ogni volta che interpreto Conphiteor sorrido e rido quando Piero confessa “che un giorno in una rissa mi sono arreso a un nano”. Ciampi è sempre chiaro, senza indugi, e racconta con sagace ironia tutte le nostre folli fragilità, anche le mie.»

Chiara: «Dal momento che sapevo pochissimo su di lui, posso dire di aver iniziato a circumnavigarlo. Si sa sempre troppo poco di noi stessi, figuriamoci di un artista! Da un non interesse nei suoi confronti, sono arrivata a scoprirlo molto simpatico; poi non so se, conoscendoci personalmente, ci saremmo rimasti molto simpatici. Però immergersi nel suo mondo è qualcosa che mi ha dato motivi di riflessione. Mi ci sono anche riconosciuta, molto, per certi versi.»

Quali riscontri avete avuto finora?

Alessia: «Ottimi! Sono e siamo felici che il nostro progetto sia stato bene accolto e soprattutto capito nel suo intento di raccontare un Ciampi ironico, fragile, divertente, tragico, attuale più che mai.»

Chiara: «Abbiamo avuto degli ottimi riscontri di critica e di pubblico, e questo ci ha fatto un piacere immenso. Non solo perché è stata riconosciuta l’autenticità dell’approccio, una sincerità di fondo, ma anche perché credo che siamo riuscite (almeno questo è quello che è venuto fuori anche dalle recensioni) a mostrare un aspetto di Ciampi che lo ha fatto uscire dall’idea del Ciampi tragico, autodistruttivo, da ascoltare solo nelle serate disperate. Un aspetto più solare, disincantato, ironico. Questa è la cosa che volevamo far emergere e che è stata riconosciuta. Essere riusciti in quest’operazione è bello, no? Tante volte ci si prefigge uno scopo e poi non si riesce a raggiungerlo. È stata una grande soddisfazione.»

Qual è il commento al disco che finora ti ha colpita di più?

Alessia: «Fulvio Paloscia de la Repubblica nella sua recensione ha parlato del nostro lavoro come di un “recitar cantando moderno”. Per me che provengo come formazione musicale dalla musica barocca è stato il chiaro segno di come sia riuscita a portare in questo lavoro le mie radici musicali trasformandole e reinterpretandole. Di questo lo ringrazio profondamente perché mi sono sentita ascoltata e riconosciuta per ciò che sono artisticamente.»

Chiara: «Idem come sopra e aggiungo che la mia vanità mi porta a dire che essere accostata alla Faithfull (n.d.r. Fulvio Paloscia su la Repubblica) mi ha fatto molto piacere! D’altra parte fumo. Sennò a cosa serve fumare, se non ad avere questa voce?»

Piero è passato di qui
Alessia Arena e Chiara Riondino – Foto di Andrea Dani

Perché avete deciso di farne anche uno spettacolo teatrale?

Alessia: «In verità quando è nata l’idea, io pensavo di realizzare un progetto discografico, Chiara uno spettacolo dal taglio teatrale, e per non farci mancare niente abbiamo realizzato entrambi. Credo anche che ciò fosse inevitabile, in quanto un progetto discografico come il nostro non lo si può presentare su di un palco sotto forma di concerto proprio per la natura dell’opera ciampiana stessa.»

Chiara: «Perché io non posso pensare di non cantare dal vivo! E quando con Alessia abbiamo deciso di affrontare Piero Ciampi, mentre ne parlavamo, lei pensava a un disco, io pensavo a uno spettacolo. E quindi abbiamo fatto entrambi. E ci auguriamo di portarlo in giro il più possibile. Tra l’altro, va detto che è un’autoproduzione che poi è stata accolta da Materiali Sonori

Quale ricordo ti è più caro fra tutti quelli collezionati in questi mesi di costruzione del disco-spettacolo?

Alessia: «Io e Chiara abbiamo portato avanti il lavoro in modo coeso, anche con i giusti e naturali confronti e scontri, se così si possono definire.  Riguardo all’interpretazione della canzone di E va bene, affidata alla mia voce, non abbiamo concordato sulla scelta interpretativa e dunque quando al momento della realizzazione dell’editing del brano Chiara sorridendo ha detto: “Allora! Io ora uscirei a fumare”, io le ho risposto ridendo: “Ottima scelta!” Insomma si può essere in disaccordo, l’importante è riderne insieme.»

Chiara: «I pranzi insieme. I momenti conviviali trascorsi con i musicisti al termine del lavoro, sia nel periodo delle prove che nel periodo delle registrazioni, lo stare insieme e il fare comunità, cioè l’aspetto più bello… uscire dalla formalità. Con i musicisti avevo già lavorato in passato. Ci eravamo già “annusati”: pensando alla realizzazione delle canzoni è stato automatico rivolgersi a loro; ero sicura che si sarebbe creato un ottimo clima e che il risultato sarebbe stato impeccabile.»

I due inediti sono nati insieme al progetto oppure erano già stati scritti prima? Come si legano a Ciampi?

Alessia: «Un’estate così fredda, l’inedito a  cui ho contribuito, nasce da un mio racconto scritto pochi giorni dopo la scomparsa di mio padre, mentre eravamo nel pieno della ideazione musicale di Piero è passato di qui. Certamente da un punto di vista metrico entrambi gli inediti rimandano alla scrittura ciampiana priva di rime, ma soprattutto risentono nella chiarezza di immagini del respiro ciampiano.»

Chiara: «Sono stati concepiti durante la gestazione dell’album, sì. Abbiamo voluto tutte e due provare a vedere se riuscivamo a trovare un filo rosso che legasse lui a noi. Di te è venuta prima dell’altra, quindi a quel punto abbiamo pensato che dovesse essercene un’altra. Dal racconto che Alessia ha fatto è nato invece Un’estate così fredda. Mentre Di te nasce proprio dall’esperienza di un amore non corrisposto, che è una delle cose peggiori che si possano provare dal punto di vista sentimentale; è qualcosa che ti scatena tante altre emozioni.»

Cosa ti auguri per il futuro di questo progetto?

Alessia: «Che viaggi, veda luoghi, incontri persone e che non perda mai di significato nel tempo, per noi e per chi lo ascolta.»

Chiara: «Mi auguro che lo spettacolo possa andare avanti, che il disco possa essere ascoltato. Cos’altro?»

Cosa vorresti dire a Chiara/Alessia che non le hai ancora detto?

Alessia: «A furia di messaggi audio whatsapp credo che ci siamo dette davvero tutto, ma una cosa, pur sapendola, forse non ce la siamo detta: è stato un piacere creare insieme!»

Chiara: «Che è stata una bella compagna di viaggio, che quest’esperienza ha fatto nascere un’amicizia. Che se non ci fosse stata lei, tutti gli aspetti burocratici amministrativi avrebbero fatto arenare ogni cosa. A-rena, appunto.»

E ai musicisti (e tecnici) che vi hanno accompagnate in questo viaggio?

Alessia: «Questo lavoro nasce da una nostra idea, da un nostro sentire umano e musicale, che però non avrebbe avuto la sua migliore espressione se non avesse incontrato musicisti di valore come Franco, Luca, Diego, Valerio e tecnici quali Andrea e Alice. Un’idea ha bisogno di un terreno fertile per germogliare, e loro sono stati il nostro.»

Chiara: «Che non potevamo trovare di meglio! Sono stata fortunata perché non potevo immaginare di meglio, sia dal punto di vista professionale sia per il rapporto che si è creato.»

Cristina Trinci

In alto: Alessia Arena e Chiara Riondino – Foto di Andrea Dani

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