Gerda Taro, prima fotoreporter donna a morire sul campo di battaglia, fu schiacciata da un carro armato mentre documentava la guerra civile spagnola.
Questo venerdì vi porto nella vita di un’altra importante fotografa proponendovi La ragazza con la Leica di Helena Janeczek (Guanda, 2017), vincitore del Premio Strega 2018. È una biografia romanzata su Gerda Taro (nata Gerta Pohorylle), prima fotoreporter donna rimasta uccisa sul campo di battaglia a ventisette anni il 26 luglio 1937, schiacciata da un carro armato mentre documentava la guerra civile spagnola. Il protagonista del romanzo è ovviamente Gerda Taro, ma tra i tanti personaggi che vi compaiono ce ne sono molti esistiti realmente. Tra questi spicca l’ungherese Endre Friedman, grande amore della protagonista, che insieme a lei riesce a reinventarsi, dando vita al personaggio Robert Capa: un fotografo americano che sbarca a Parigi per lavorare in Europa. Per dar vita a questi personaggi, l’autrice si è basata su fonti storiche e su biografie precedenti.
Il racconto non procede in modo canonico e lineare, ma è suddiviso in tre parti, ciascuna delle quali ha come voce narrante una persona che ha condiviso con Gerda un pezzo di vita. Tutte e tre hanno intrecciato con lei sentimenti e avvenimenti, per questo potrebbero anche risultare troppo convolte dalle comuni vicende, dei testimoni parziali. La prima voce è quella del dottor Willy Chardack, innamorato non corrisposto di Gerda Taro, che ripensa a lei una domenica mattina del 1960 durante una passeggiata nei sobborghi di New York. La seconda è quella di Ruth Cerf, ex-modella, coinquilina e amica di lunga data della fotografa, che torna a lei con il pensiero durante una mattina del 1938 mentre a Parigi sviluppa e cataloga fotografie di guerra e assiste al disperato lutto di Robert Capa.
Ultima voce a scendere in campo è quella di Georg Kuritzkes, amante di Gerda per un breve periodo, che la ricorda mentre vaga per Roma in sella a una Vespa proprio nella stessa domenica in cui a pensarla è il dottor Chardack. Il risultato finale è un equilibrio tra il racconto personale di una vita straordinaria e il racconto corale di un difficile periodo, tra la guerra civile in Spagna e l’avanzare delle dittature in Europa. Il libro, proprio per la sua struttura, è ricco di flashback e salti temporali che ci portano esattamente nel punto in cui Helena Janeczek avrebbe voluto che ci trovassimo, proprio come se fosse l’inquadratura di una fotografia. Per quanto attenuata dagli anni trascorsi e dalla nostalgia, la figura di Gerda Taro emerge forte e chiara: una giovane donna mossa dall’audacia, dal desiderio di libertà e dall’amore, capace di «vivere a tutti i costi, ma non ad ogni prezzo».
In accoppiata con il libro di Helena Janeczek vi propongo una canzone. Si tratta di Taro degli Alt-J, contenuta nell’album An Awesome Wave del 2012 e che racconta indirettamente la relazione tra Gerda Taro e Robert Capa. È una storia al contrario, parte infatti dalla fine, dal momento della morte del fotografo avvenuta in Indocina a causa dell’esplosione di una mina il 25 maggio 1944. In cinque minuti percorriamo l’ultimo momento prima della loro ricongiunzione fino al «Hey, Taro!» finale che sembra proprio un saluto alla vista della donna che ha più amato. L’atmosfera del brano è un po’ anche quella del libro, la musica trasmette una forte nostalgia, mentre il testo ci riporta con prepotenza alle immagini dilanianti della guerra vissuta in prima persona dai due fotografi.
Sara Simoni
Foto in alto: Gerda Taro
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