Inseguendo l’eroina di Virginia Woolf scopriamo l’evoluzione di una città attraverso la presa di coscienza dei londinesi.
Passeggiando su quegli stessi marciapiedi, mi sono chiesta che cosa penserebbero Virginia Woolf e la sua Clarissa Dalloway della Londra di oggi, così diversa da quella che hanno conosciuto, eppure così coerente con se stessa. La rigida distinzione sociale che veniva sottolineata dal quartiere di residenza oggi è crollata, lasciando il posto a una meravigliosa miscellanea di etnie, generi e stili.
Il nobile territorio di Myfair oggi ha dissolto i propri confini: nascere o risiedere al di fuori di essi significava condannarsi all’esilio dalla buona società. La nuovissima veste di Big Ben, recentemente inaugurata, non ha modificato i suoi celebri rintocchi, ma anche se sono gli stessi che udiva Mrs. Dalloway, i londinesi oggi si affidano agli smart watch. Allo stesso modo gli orologi in Oxford Street scandiscono sempre il tempo sincronizzati con quello di Greenwich, ma i negozi trasmettono un senso della dignità completamente diverso, che non è più quello di apparire conformi ma, al contrario, quello di esprimere se stessi. La dignità della persona.
Negli ultimi anni la Brexit ha limitato il consueto afflusso di giovani provenienti da ogni paese del mondo in cerca di un lavoro, di un’avventura, o solo di un’esperienza lontano da casa. Indubbiamente le restrizioni dovute alla recente pandemia da COVID-19 hanno avuto buona parte di colpa in questa battuta d’arresto.
Entrambe le cause però, seppure concomitanti, non hanno saputo spegnere (ma nemmeno attenuare, per la verità) lo spirito di questa città cosmopolita. Sono certa che Mrs. Dalloway avrebbe amato ciò che la sua città è diventata. Credo che questo risultato si debba in parte anche a Virginia Wolf, la sua autrice; con i suoi testi ha contribuito a plasmare un pensiero nuovo, sempre più lontano dalle caselle rigide e preimpostate che sottraggono aria all’idea di una vita libera da costrizioni.
Dalle toilette gender free ai manichini over size del Nike store, passando per l’addetto della metro con la cresta da punk e infiniti piercing, Londra è una città che non ha paura di ciò che è diverso. L’educazione sociale all’inclusività è un modello che andrebbe esportato per creare una società futura più tollerante, più libera, più felice.
Erna Corsi
Foto in alto: Londra, Fiori a Covent Garden. Questa come tutte le foto che corredano l’articolo sono di Erna Corsi
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