Un graphic novel di Vanna Vinci e un film di Julie Taymor per ricomporre l’arte, la vita e i sentimenti della grande artista messicana.
Il mio consiglio per questo venerdì è di nuovo un graphic novel: Frida. Operetta amorale a fumetti di Vanna Vinci (24 Ore Cultura, 2016) recentemente ripubblicato in una edizione arricchita con illustrazioni e testi inediti. È una biografia a fumetti che racconta la vita della famosissima artista messicana, dall’infanzia alla casa di Azul, fino alla morte. L’espediente narrativo è quello del dialogo a due voci: una è quella di Frida, l’altra è quella di Morte, compagna strisciante e assidua dell’esistenza della pittrice. Esistenza, questa, fatta di grandi sofferenze ma anche di eccessi e amori sconvolgenti. Il tratto di Vanna Vinci è inconfondibile, i colori brillanti richiamano subito alla mente l’ambientazione messicana, numerose le riproduzioni dei quadri più celebri dell’artista. Tutto ciò sulla pagina crea un risultato di forte impatto emotivo per il lettore, che si trova affascinato e trascinato nel profondo della vita di una donna che ha lasciato un segno indelebile nel nostro tempo.
La figura di Frida Kahlo è stata riscoperta negli ultimi anni, fino a far scoppiare una “Frida-mania”. Complice è sicuramente la moda, che si è spesso appropriata dei suoi quadri per creare nuove fantasie per gli abiti, che ha portato il suo volto sulle t-shirt e spesso sulle modelle ha fatto sfoggio la corona floreale che immancabilmente la pittrice indossava. Ovviamente anche le tante mostre italiane dedicate alla pittrice messicana hanno contribuito al rilancio della sua figura, sia con i dipinti più noti che con opere provenienti da collezioni private. Il fumetto di Vanna Vinci non si inserisce in questo filone “modaiolo” poiché la sua è un’opera frutto di una profonda ricerca e di una attenzione maniacale per i particolari, con la quale ci porta direttamente a contatto con la parte più buia di Frida Kahlo. Saltano gli schemi classici dell’impaginazione del fumetto, pagine fitte di dialoghi si alternano a pagine in cui il delirio delle immagini prende il sopravvento. Ne esce una donna indipendente, rivoluzionaria, passionale e forte. Una vita fatta di grandi amori: la politica, la pittura, uomini e donne. Ci troviamo ad affrontare con lei il grave incidente che le cambiò la vita e il matrimonio travagliato ma passionale con il pittore Diego Rivera. Assistiamo alla degenerazione psicofisica causata dalla malattia, parallelamente al suo evolversi come artista. Fino alla fine, con sensualità e passione, accetta la morte come «orgasmo bellissimo».
In accoppiata con il graphic novel di Vanna Vinci vi propongo il film Frida di Julie Taymor del 2002, disponibile su Netflix o in alternativa reperibile per il noleggio su varie piattaforme. Si tratta dell’adattamento cinematografico della biografia scritta da Hayden Herrera. Frida Kahlo è interpretata da Salma Hayek mentre l’attore Alfred Molina ha il ruolo di Diego Rivera. Fu presentato in concorso alla cinquantanovesima Mostra del Cinema di Venezia, dove ha raccolto riconoscimenti per la colonna sonora e per il trucco. Nella pellicola incontriamo Frida che è una giovane diciottenne e la seguiamo per tutta la sua malattia fino al momento della morte. La ricostruzione è accurata e l’ordine cronologico delle vicende è rigoroso, suggestive le atmosfere ricreate. Una curiosità: Salma Hayek, oltre a vestire i panni della protagonista, è anche l’autrice di alcuni dei dipinti che si vedono nel film, stabilendo un legame ancora più stretto con Frida Kahlo.
Sara Simoni
Foto in alto: Frida Kahlo
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