Il fascino evocativo delle immagini di questo libro ci porta nel Giappone degli inizi del ‘900 e in un mondo perduto, quello delle geishe.
Questo venerdì vi porto in un mondo lontano che ormai non esiste più, quello delle geishe del Giappone degli inizia del ‘900. Il romanzo che vi consiglio è Memorie di una geisha di Arthur Golden (Longanesi, 1998). L’espediente narrativo utilizzato è quello di un professore al quale un’anziana geisha racconta la storia della propria vita. Si tratta di Chiyo, una bambina di nove anni, che lascia il piccolo villaggio di pescatori dove vive con la sua famiglia per Gion (quartiere della città di Kyoto) per intraprendere, dopo alcune vicissitudini, il percorso educativo rigido e rigoroso che la porterà a essere la geisha Sayuri. Il racconto costruito da Arthur Golden è molto verosimile, si è di fatto basato sulle informazioni ottenute da Mineko Iwasaki, geisha realmente esistita citata nei ringraziamenti. Tale esternazione pubblica causò alla donna molti problemi, e fu accusata di aver violato il codice di riservatezza a cui era sottoposta. La vicenda si è conclusa in tribunale con un ingente accordo monetario.
Il principale fascino di Memorie di una geisha sta nella capacità di evocare immagini e suggestioni appartenenti a un periodo storico in cui il Giappone si trovava diviso (ancora di più rispetto a oggi) tra tradizione e modernità, raccontando di un mondo che si apprestava a scomparire. Sayuri possiede una bellezza inusuale con occhi che hanno il colore dell’acqua limpida. In virtù di questa particolarità è indirizzata a una nuova educazione, fatta di musica, danza e canto. Verrà introdotta nel rito della cerimonia del tè e dell’arte dell’intrattenimento, divenendo capace di ammaliare un uomo con il solo sguardo. Imparerà a riprodurre il tipico trucco e farà propria l’andatura sensuale, fino a essere una delle geishe più apprezzata e ricercate. Per quanto tutti i personaggi che prendono parte alla storia siano ben sviluppati e caratterizzati, sono le donne quelle che spiccano maggiormente. Oltre alla protagonista, veniamo catturati da Hatsumoto, rivale di Sayuki e geisha principale dell’okiya prima del suo arrivo. Hatsumoto è bellissima, ribelle ma viziata, consapevole del proprio fascino e del proprio potere. Sua antagonista è Mameha, geisha raffinata e non più giovanissima, che prenderà sotto la propria protezione quasi materna la piccola Chiyo durante il suo apprendistato. Come forse avrete capito, leggendo Memorie di una geisha vi troverete immersi in un mondo lontano fatto di figure affascinanti che si muovono con sensualità tra le strade di Kyoto, sentirete vivido il frusciare delle stoffe dei kimono durante la vestizione e rimarrete incantati da un mondo lontanissimo dal nostro.
In accoppiata con il romanzo di Arthur Golden vi propongo l’omonimo film del 2005 diretto da Rob Marshall e prodotto, tra gli altri, da Steven Spielberg (disponibile in streaming su PrimeVideo). Memorie di una geisha ha raccolto numerose nomination e svariati premi, tra cui tre Oscar: fotografia, sceneggiatura e costumi. La principale critica che fu rivolta al film alla sua uscita riguardava principalmente la scelta delle attrici che interpretavano le protagoniste femminili. Non furono, infatti, scelte attrici di nazionalità giapponese ma soprattutto cinesi e malesi. In particolare, il ruolo di Sayuri fu stato assegnato all’attrice cinese Zhang Ziyi. Le differenze tra pellicola e libro ci sono ma non stravolgono la storia, si tratta di particolari e piccole licenze. Il risultato d’insieme sono immagini poetiche che, anche grazie alla bella colonna sonora, danno l’impressione di entrare in un modo segreto e proibito.
Sara Simoni
Foto in alto: Memorie di una geisha, ritaglio locandina del film
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