Questa rubrica nasce dal desiderio di far aprire i nostri cuori alla poesia, che di primo impatto può apparire difficile, sofisticata e in alcuni casi irraggiungibile. Non è così, la poesia va avvicinata con intelligenza e corteggiata con il desiderio di lasciarsi travolgere.
La poesia porta con sé una diversità piena di luce che non è subito visibile ma che aspetta solo di essere ascoltata senza paura o pregiudizio alcuno… e allora sarà libertà interiore, amore puro e incondizionato. Inizio con il proporvi una poesia di Antonia Pozzi, una tra le poetesse italiane più grandi del ‘900 anche se tra le meno conosciute, o meglio, tra le meno popolari. Antonia era una ragazza molto timida, studiosa e di buona famiglia della Milano anni ’30; alpinista e appassionata di fotografia, si tolse la vita a soli ventisei anni. Le sue poesie sono state tutte pubblicate postume.
Facendo ricerche su questa poetessa ho trovato anche un film: Antonia, ritratto di un’artista che nella sua breve esistenza non ha mai saputo di essere una grande poetessa. Questo film racconta la vita apparentemente serena di Antonia Pozzi, narrando in modo poetico gli ultimi dieci anni fatti di incontri, passioni e tormenti che lei riverserà febbrilmente nella scrittura. Il film, prodotto da Luca Guadagnino e Marco Morabito, è stato candidato ai Nastri d’Argento 2016 per il miglior regista esordiente ed è disponibile su Raiplay.
La poesia selezionata è estratta dalla raccolta Tu sei l’erba e la terra (Garzanti Editore, 2020).
Cito verbalmente le parole della IV di copertina dell’edizione Garzanti: «Le poesie di Antonia Pozzi (1902-1938) sono lo specchio fedele di un’esistenza tormentata e precocemente, tragicamente conclusa. Cantano con delicatezza non comune l’amore impossibile per Antonio Maria Cervi, suo professore di greco e latino, il dolorosissimo allontanamento impostole dal padre, e infine il vuoto, il senso divorante di solitudine confortato soltanto dalla natura e da quel “grembo di monti” che era per Antonia il più caro rifugio. Questo volume raccoglie alcune delle sue poesie più intense, apprezzate da Eugenio Montale e ammirate da T.S. Eliot per la loro “musicalità”, “purezza” e “onestà di spirito”.»
Ho acquistato questa raccolta in una di quelle giornate apatiche che solitamente passo in libreria cercando qualcosa senza sapere bene cosa. Sono molto attratta dalla poesia, mi ha ammaliato molto tempo fa regalandomi grandi emozioni. Generalmente la ricerca si dirige verso autori/autrici che non conosco e di cui non ho mai letto niente. Ed eccolo lì, il libro di poesie d’amore di Antonia Pozzi che non conosco, ma sento una forte alchimia che mi induce a comprarlo. Soldi ben spesi. Quello che più mi ha colpito di questa poetessa è la semplicità, la gentilezza e al tempo stesso la durezza con cui usa le parole più profonde e coinvolgenti, quelle che ti fanno battere il cuore mentre le leggi. Traspare ingenuità, entusiasmo e il desiderio di una vita più selvaggia. A mio parere la sua poetica è giovane, pura e delicata come un fiore di campo.
Ricongiungimento
Se io capissi
quel che vuol dire
– non vederti più –
credo che la mia vita
qui – finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto la zolla che calpesto
e l’altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui – zattere sciolte – navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi,
fili di lana
o piume – distanti –
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.
17 settembre 1933
Debora Menichetti
Foto in alto: Antonia Pozzi
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