La scrittrice trentina racconta il blackout di un progetto familiare convenzionale indicandoci l’architettura di un sistema affettivo che si apre a nuovi mondi.
Ho amato Sara Fruner dalle prime pagine del suo nuovo romanzo La notte del bene (Bollati Boringhieri). Di Riva del Garda (Trento), dal 2017 vive a New York dove lavora come docente di italiano presso la New York University e il Fashion Institute of Technology. Ca’ Foscari ha rappresentato uno dei momenti salienti della sua formazione: «A Ca’ Foscari, entri singolare, ed esci plurale» ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Francesca Favaro. Ha lavorato come traduttrice, consulente editoriale e revisore di classici per numerose case editrici. È autrice di poesie, in inglese e italiano, e di due romanzi.
Un giorno, in treno, scocca il colpo di fulmine fra Ettore ed Elena. Un filo nero unisce le loro vite: sono due anime perdute che si ritrovano. Ne La notte del bene Sara Fruner racconta il blackout di un progetto familiare convenzionale; un figlio fuori programma sconvolge gli equilibri singoli e di coppia riportando a galla traumi infantili vissuti da entrambi i protagonisti. In questo lavoro l’autrice s’interroga sulla famiglia, sul silenzio, sulla solitudine, sull’amore che uno dei personaggi del libro, Matilde, intuisce essere un’architettura a quattro mani.
Attorno a questa coppia, come in perfetto incastro di scatole cinesi si aprono tante storie da ogni dove, fra passato e presente, intrighi e dilemmi etici, schiavitù, razzismo e verità nascoste. Da Mrs. Dalloway all’architettura come visione del mondo.
Mercoledì 22 giugno 2022, alle 18, avrò il piacere di conoscere e intervistare Sara Fruner che sarà a La Feltrinelli di Verona per presentare La notte del bene. Vi aspettiamo.
Cinzia Inguanta
In alto: foto composizione, Sara Fruner e la copertina del suo ultimo romanzo “La notte del bene” (Bollati Boringhieri)
© RIPRODUZIONE RISERVATA