La poesia nel dì di domenica: “Poesie” di Patrizia Cavalli, la poeta

Patrizia Cavalli
«È morta all’età di 75 anni la poeta che ha saputo trasformare i suoi versi in un fenomeno pop senza perdere il plauso della critica. Nei suoi componimenti tutte le variazioni dell’umano sentire: amore, dolore, piacere». la Repubblica

Quando si può parlare di poesia per Patrizia Cavalli? Dalle sue parole: «Una poesia è riuscita quando si muove. Deve attraversare un territorio. Può anche sembrare bella, ma se resta ferma nel suo tempo e nella sua idea, senza un prima e un dopo, è mezza morta. Che siano tre versi o 300, bisogna che accada qualcosa. Dev’esserci una sorpresa del pensiero. Un eros nella parola.»

A pochi giorni dalla scomparsa (21 giugno 2022), questa rubrica dedicata alla poesia non poteva non omaggiare Patrizia Cavalli. Una perdita terrena ma non poetica che rimarrà incancellabile, Cavalli ha vinto l’immortalità attraverso le sue poesie.

Patrizia è stata una tra le più grandi poetesse del ‘900. Fu l’amicizia con Elsa Morante, scrittrice che lei ammirava tantissimo, a dare la svolta alla sua vita di poeta, a cui dedicò la sua prima raccolta intitolata Le mie poesie non cambieranno il mondo (Einaudi, 1974).

«Uno dei miei amici me la fece conoscere. All’inizio mi ha accolta con un certo sospetto, ma mi ha davvero accolta nella sua vita. E per me si è aperto un momento sublime. Prima ero sola, con lei si è aperto il mondo. Mai mi sarei sognata di dirle che scrivevo, lo facevo sin da bambina. Però avevo visto più volte i suoi furori dinanzi a scritti impropri. Dopo un anno, però lei mi bloccò per strada chiedendomi cosa facessi io nella vita. Io studiavo filosofia, ma ovviamente lei voleva sapere altro. Ed io per istinto dissi che scrivevo poesie, e lei mi guardò crudelmente.» Patrizia Cavalli.

La risposta di Elsa Morante dopo aver letto i suoi scritti fu: «Complimenti Patrizia, sei una poeta.» Patrizia Cavalli era solita darsi il titolo di: la poeta, una parola senza sesso, introducendo nel dopoguerra per la prima volta un linguaggio di genere che metteva la donna scrittrice allo stesso pari dello scrittore maschio, dando una voce e un ascolto nuovo al linguaggio femminile.

Il suo esprimersi semplice e chiaro, senza perdere mai l’essenza profonda e alta della poetica, ha permesso a molti di avvicinarsi all’arte più elevata.

Non volendo dilungarmi troppo vi lascio ammirare questa Poeta ascoltando la poesia scelta: «Non ci sono parole belle o brutte. Tutte sono stupende. Purché siano reali e pertinenti. Spesso le parole sono usate in modo orribile, e alcune vengono logorate dall’uso. Perciò bisogna aspettare che ritrovino un’innocenza».

Poesie (1974-1992), Patrizia Cavalli, Giulio Einaudi Editore

Mi ero tagliata i capelli, scurite le sopracciglia,
aggiustata la piega destra della bocca, assottigliato
il corpo, alzata la statura. Avevo anche regalato
alle spalle un ammiccamento trionfante. Ecco ragazza
ragazzo
di nuovo, per le strade, il passo del lavoratore,
niente abbellimenti superflui. Ma non avevo dimenticato
il languore della sedia, la nuvola della vista.
E spargevo carezze, senza accorgermene. Il mio corpo
segreto intoccabile. Nelle reni
si condensava l’attesa senza soddisfazione; nei giardini
le passeggiate, la ripetizione dei consigli,
il cielo qualche volta azzurro
e qualche volta no…

Debora Menichetti

Foto in alto: Patrizia Cavalli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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