Con il commento critico di Debora Menichetti riscopriamo la poesia del mondo antico. Serena Betti legge la famosa poeta di Lesbo.
«Alcuni dicono che le Muse siano nove; che distratti! Guarda qua: c’è anche Saffo di Lesbo, la decima.» Platone
Saffo di Lesbo è una delle poete più famose del mondo antico, ed è con lei che compare per la prima volta l’erotismo femminile. Fu oggetto di grande interesse da parte di studiosi di tutte le epoche, in particolare quando alcuni dei suoi componimenti vennero fortunatamente riconosciuti come un’espressione dell’amore omosessuale femminile dando origine ai termini saffico e lesbico. Fu il poeta Anacreonte a parlare dell’omosessualità femminile della poeta, e del fatto che nutriva una amore per le fanciulle che educava nel Tiaso.
Il Tiaso di Lesbo, legato al culto di Afrodite, di cui Saffo fu sacerdotessa, era un luogo dove le famiglie facoltose mandavano le ragazze per essere istruite. L’educazione delle fanciulle era finalizzata al matrimonio e venivano insegnati il canto, la danza, la ricerca della bellezza, la raffinatezza e l’amore. Secondo la tradizione greca, nel Tiaso, fra l’insegnante e le fanciulle nascevano rapporti di grande confidenza, talora anche di natura sessuale. All’epoca, questa era una forma di iniziazione alla futura vita matrimoniale e di preparazione all’amore eterosessuale. La bellezza e l’intensità passionale dei componimenti poetici di Saffo esprimono un amore omosessuale senza veli e pudori, rivelando una grande connessione tra la poeta e le sue allieve. È proprio nel periodo in cui svolse il ruolo di sacerdotessa che sono nati alcuni tra i suoi canti d’amore più belli e struggenti.
Nonostante la sua grande fama e i numerosi studi fatti dagli storici sui suoi componimenti, spesso imitati stilisticamente, Saffo è una poeta che, ancora oggi, resta un tabù nella realtà scolastica. Faticosamente, nelle aule, si parla della sua poesia profondamente femminile, dei suoi versi intimi e sensuali, del fatto che è da lei che è nata la poesia erotica femminile.
La poeta descrive l’amore in tutte le sue forme, esprimendo nei suoi canti sentimenti passionali verso un’altra donna, amore che diverrà il cardine della sua poesia. Amante della bellezza, la esaltava utilizzando un linguaggio poetico delicato e non volgare nel narrare sentimenti carichi di erotismo raffinato cogliendo tutte le sfumature dell’intimità femminile.
Saffo, la poeta più rivoluzionaria di tutti i tempi, la prima a parlare con grazia, con forza e coinvolgimento dell’amore delle donne e verso le donne, meriterebbe di essere riscoperta, citata e rivendicata in quanto donna e poeta che nel mondo antico riuscì a vivere liberamente come desiderava godendo dell’amore più sincero e profondo, al di là di qualunque limite e tabù.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Saffo. Buon ascolto.
Ode della gelosia
Pari agli dèi mi appare lui, quell’uomo
che ti siede davanti e da vicino
ti ascolta: dolce suona la tua voce
e il tuo sorriso
accende il desiderio. E questo il cuore
mi fa scoppiare in petto: se ti guardo
per un istante, non mi esce un solo
filo di voce,
ma la lingua è spezzata, scorre esile
sotto la pelle subito una fiamma,
non vedo più con gli occhi, mi rimbombano
forte le orecchie,
e mi inonda un sudore freddo, un tremito
mi scuote tutta, e sono anche più pallida
dell’erba, e sento che non è lontana
per me la morte.
Ma tutto si sopporta, poiché…
(trad. di G. Nuzzo)
Debora Menichetti
Foto in alto: Saffo opera di John William Godward (1904)
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