La prosa nel dì di domenica. Simone de Beauvoir: «Violette Leduc non vuole piacere, non piace e addirittura terrorizza».
I difetti, se così vogliamo chiamarli, creano spesso un’identità professionale, una scrittura unica e travolgente. È il caso della scrittrice Violette Leduc, che alleggerisce il peso di una vita traboccante di sensi di colpa e di scarsa autostima attraverso le sue opere. Il suo è un gesto di sfida verso il mondo a cui svela la sua natura omosessuale attraverso dettagli intimi delle proprie relazioni. Infatti, Violette fin da giovane è ribelle e insofferente alle regole; tormentata dalla sua bruttezza arriva a farne un vanto, un personaggio di “mostro” che esibisce come una provocazione. L’incontro, nel 1945, con Simone de Beauvoir è l’occasione per una svolta importante nella scrittura e nella vita sociale. Riesce a scalfire l’armatura granitica che si era creata durante l’infanzia e acquisisce una libertà e una consapevolezza interiore che la portano a vivere liberamente i suoi amori e le sue passioni riversandoli in una scrittura libera e scandalosa per il periodo in cui visse.
Violette Leduc è una prescelta e quando ti imbatti nelle sue opere non puoi che venirne catturata. Il nostro incontro è stato casuale e inaspettato, la prima occhiata è stata attirata dal disegno di Egon Schiele sulla copertina, pittore che adoro, la seconda occhiata è caduta sul titolo Odio i dormienti e altre prose inedite (Via del vento Editore, 2019). Una piccola raccolta, chi avrebbe mai pensato che il contenuto fosse di così grande intensità? Prosa inedita di crescente bellezza e di grande provocazione, emette un suono squillante che deve risvegliare l’anima bloccata dentro un corpo dormiente.
Chiudo la prima parte della presentazione di Violette Leduc con un piccolo estratto di questa prosa da cui è tratto anche il titolo di questo volumetto. Odio i dormienti è una prosa lirica molto impegnativa, non tanto per la complessità del linguaggio quanto per la profondità del testo stesso. Richiede una lettura e un ascolto in pieno abbandono, magari nel silenzio della notte, per sentire e visualizzare con la luce le immagini contenute in questa lirica. Rilassate in un angolo di pace sarete pronte a risvegliare la più spregiudicata delle sensibilità.
È per questo motivo che vi propongo una lettura/ascolto diluita in tre parti. Spero, quindi, che vi farà piacere leggere anche gli altri estratti che verranno pubblicati nella rubrica nelle prossime domeniche.
Per La prosa nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi un breve estratto da Odio i dormienti di Violette Leduc.
«Odio quelli che dormono. Sono i morti che non hanno detto la loro ultima parola. Non riconoscono la notte fonda. Non voglio che la si ripudi. Voglio che la si riponga sotto le ali aperte dei corvi che proteggono le terre di mezzanotte. Non posso lottare con coloro che dormono. Il loro sonno è più forte della mia guerra. […] I letti sono stati creati per soffrire e per gioire. Non perdeteci il senno. Donatore di sangue, donatore di cuore, non ti addormentare. Esaurisci la tua sete bianca.»
Debora Menichetti
Foto in alto: Violette Leduc
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