Con il commento di Debora Menichetti scopriamo i testi della prima scrittrice professionista. Serena Betti legge per noi alcuni versi tratti dalla sua vasta opera poetica.
«Là Adamo dormì e Dio formò il corpo di donna da una delle sue costole, a significare che doveva stare al suo fianco come compagna e non giacere mai ai suoi piedi come una schiava, e anche che doveva amarla come la sua stessa carne.» Leggendo queste parole di Christine de Pizan potremmo attribuire a questa scrittrice un’identità molto vicina ai nostri tempi; invece no, è stata una poeta italiana alla corte dei re di Francia durante il Medioevo.
Cristina da Pizzano, nota anche come Christine de Pizan, nacque a Venezia ma visse gran parte della sua vita in Francia in un ambiente stimolante e intellettualmente vivace. Grazie al padre, infatti, ricevette un’educazione letteraria approfondita. Avendo modo di attingere alla vasta cultura che si trovava all’interno della Biblioteca Reale del Louvre, una delle biblioteche più fornite del mondo, si costruì un’identità femminile ben diversa da quella impostagli dal contesto storico in cui viveva. Divenne una scrittrice, una poeta, una studiosa e fece della scrittura la sua professione appropriandosi il diritto di una dignità femminile, sia nella vita sociale che nel lavoro. Infatti, Christine, oggi, è riconosciuta come la prima scrittrice di professione in Europa e la prima storica laica di Francia. Le sue parole e i suoi manoscritti rispecchiano palesemente idee rivoluzionarie e femministe che si oppongono al pensiero dei suoi contemporanei, per cui la donna era considerata fragile, paurosa e sempre bisognosa di una guida maschile, destinata a un’unica posizione stimabile, quella della moglie. Come riportato nell’articolo di Paola Gradi sulla nostra rivista l’altro femminile, Christine non si piega a questa visione della donna, la combatte e ostacola prendendo carta e penna; scrive grandi testi della storiografia di genere. Anche le sue frasi più celebri sono legate al rapporto tra uomini e donne nel contesto sociale in cui vive, e usa un linguaggio tagliente contro i propri contemporanei che non ritengono la donna in grado di ricoprire ruoli maschili.
«[…]Sembrano tutti parlare con la stessa bocca, tutti d’accordo nella medesima conclusione, che il comportamento delle donne è incline ad ogni tipo di vizio[…].»
«Gli uomini che hanno calunniato il sesso opposto di solito hanno conosciuto donne più intelligenti e virtuose di loro.»
Le sue parole più celebri la rendono un’eroina molto attuale nel modo di pensare e agire, Christine de Pizan denunciava il modo in cui erano trattate le donne e lo faceva senza timore. La sua più grande impresa fu dare inizio alla cosiddetta Querelle des femmes (La Disputa delle donne): Christine ribalta le cose e con virtù, forza e coraggio scrive la sua opera più famosa, La città delle dame (Livre de la Cité des dames) e la consegna direttamente nelle mani della regina Isabella, denunciando le violenze e le umiliazioni subite dai mariti e dal contesto sociale, con il desiderio di dimostrare che l’unico limite del genere femminile era legato alla negazione di una adeguata istruzione:
«Non tutti gli uomini (e soprattutto i più saggi) condividono l’opinione che sia un male per le donne essere istruite. Ma è verissimo che molti uomini sciocchi hanno affermato questo perché non gli piaceva che le donne sapessero più di loro.» «Una volta un uomo ha criticato il mio desiderio di conoscenza dicendo che non era conveniente per una donna possedere il sapere perché ce n’era così poco. Risposi che era ancora meno appropriato per un uomo possedere l’ignoranza perché ce n’era tanta.»
Queste frasi, che non necessitano commenti, evidenziano in modo chiaro che l’inferiorità femminile era solo causata dalla forte oppressione maschile. Se siete rimaste incuriosite da questa eroina potete vedere anche il film autobiografico su Timvision.
Per la rubrica ho scelto due estratti dalla poesia Livre de la mutacion de Fortune, vasta opera poetica di 23.636 versi, in cui la scrittrice narra la metamorfosi di una donna trasformata in uomo dalla Dama Fortuna, in seguito alla morte del marito, per diventare uno scrittore, attività ritenuta appannaggio esclusivamente degli uomini. Questo testo poetico è considerato precursore rispetto al cambiamento dell’identità di genere.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Christine de Pizan. Buon ascolto.
Estratti da La Mutation de fortune
Mi sentii molto più agile del solito e
il mio volto era mutato e indurito e
la mia voce era diventata profonda e
il corpo più forte e snello,
ma dal dito era caduto l’anello
che Imeneo mi aveva donato.
[…]
Mi ritrovai con un animo forte e
ardito, di cui mi stupivo,
ma capii di essere diventata un vero uomo.
(Traduzione Ivi, vv. 1347-53 e 1359-61: Academia pg. 580)
Vi dirò chi io sono
Che da femmina sono diventata maschio
Così per caso si mutano il corpo e il volto
In quelli di un uomo naturale perfetto:
E una volta fui di fatto una donna
Sono un uomo non mento.
(Traduzione a cura di Paola Gradi)
Debora Menichetti
In alto: illustrazione raffigurante Christine de Pizan
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