Nel 1944 una giovane donna si trova a dover gestire forze più grandi di lei, tra queste l’amore per l’uomo sbagliato.
Lo scorso febbraio è uscito per Giunti il romanzo di Elena Magnani La segnatrice. Siamo nel 1944, le truppe naziste cercano ancora di resistere agli alleati e ai partigiani, che prendono sempre più forza. Anna è una ragazza giovane e forte, che sopravvive come può con la famiglia nelle campagne della lucchesia. Si potrebbe accomunare a mille altre ragazze cresciute nel contesto della guerra, ma Anna è diversa, Anna ha “il dono”. Da anni sua zia le ha insegnato il potere dei segni e, lascito dopo lascito, Anna sta facendo sua una magia potente e antichissima.
Una notte alcuni soldati tedeschi irrompono in casa sua costringendo lei e sua madre a rifugiarsi altrove, quell’ulteriore gesto di usurpazione spinge Anna a prendere una decisione importante. Si offre come spia, cercherà di entrare nelle grazie del tenente Matthias Von Bauer per aiutare la Resistenza che combatte in quei luoghi.
Anna è forte e determinata, una donna che sa di avere un potere forte e con una fede incrollabile nel proprio dono. Però si troverà di fronte a eventi che le scalzeranno l’equilibrio, che la porranno al cospetto di un bivio al quale non pensava di potersi trovare. Il doppio gioco con il tenente Von Bauer si rivela pericoloso, genera un conflitto dentro di lei acceso come quello bellico che la circonda. Da un parte resta ligia al suo dovere di componente di brigata, dall’altra vede Matthias con occhi diversi, col cuore aperto a un sentimento d’amore che sa essere sbagliato ma che non può fare a meno di ascoltare. Si erge a eroina della Resistenza, perché non dimentichiamo che anche le donne hanno fatto la loro parte nella Seconda guerra mondiale, ma giorno dopo giorno si trova sempre più presa tra due fuochi.
Anna è tante cose: una giovane donna, una figlia, una segnatrice, una partigiana, una contadina. Soprattutto è un insieme di doveri verso i suoi cari, verso la Patria e verso le persone che aiuta, ma ha doveri anche verso se stessa. Ha il dovere (e anche il diritto) di vivere quel pizzico di egoismo che la fa sentire così viva, più di quando ripete le sue formule segrete, più di quando aiuta chi sta male o ha meno di lei. Anna sceglie la sua strada consapevolmente, forse non del tutto conscia delle reali conseguenze e sicuramente senza avere nelle mani o nelle preghiere il potere di modificare la storia. Non si tira indietro mai, delude e mette a repentaglio anche se stessa pur di rimanere fedele a quello che sente dentro. Tenta un futuro diverso per sé e per chi ama.
La lettura di questo bel romanzo di Elena Magnani è stata molto piacevole. Il contesto storico è sempre affascinante e il fatto di essere ambientato a pochi chilometri da dove abito me l’ha reso più caro, così come le frasi in toscano scandite qua e là. Magnani ci parla di guerra, di lotta, di cattivi e buoni, ma anche di sentimenti, di amore, di fiducia. A me personalmente ha parlato anche di famiglia, perché alcune delle segnature che descrive le ho viste fare da mia nonna prima e da mia madre poi. In un certo senso ho colto un pezzetto di casa nelle sue parole, quella parentesi di tradizione che temo si sia chiusa con la generazione precedente alla mia. Poi che sia tutta una questione di fede è chiarissimo, ma questo vale sia per le segnature che per l’amore. Se ci si crede davvero possono fare entrambi molto, molto bene.
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Elena Magnani
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