«[…] v’è il poeta della scoperta, quello del rinnovamento, quello dell’innovamento… (io sono un poeta) della ricerca. E quando non c’è qualcosa di assolutamente nuovo da dire, il poeta della ricerca non scrive.»
Amelia Rosselli, scrittrice del ‘900, intreccia la musica con la poesia che risuona imponente nei suoi versi. Infatti, nasce prima come musicista che come poeta. Fu una donna profondamente segnata dalla sofferenza e trascorse quasi tutta la sua vita da rifugiata.
«Sono di padre italiano e se sono nata a Parigi è semplicemente perché lui era fuggito… dal confino a Lipari a cui era stato condannato per aver fatto scappare Turati… mio padre fu poi ucciso con suo fratello… Aver imparato l’inglese, quindi, oltre al francese, è dovuto alla guerra, perché allora andammo in Inghilterra e da lì fuggimmo poi via Canada per gli Stati Uniti… Cosmopolita è chi sceglie di esserlo. Noi non eravamo dei cosmopoliti; eravamo dei rifugiati.»
Amelia Rosselli entra prima nella musica e poi nella scrittura armata di una vastissima cultura. Studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli ed è da qui che nasce la sua ricerca di un linguaggio speciale, sperimentale, connesso alla musicalità della parola, che risuoni come una nota emessa da uno strumento: «Una problematica della forma poetica è stata per me sempre connessa a quella più strettamente musicale, e non ho mai in realtà scisso le due discipline.»
Le sue poesie sembrano note composte per raccontare i drammi della sua intera esistenza: perdite familiari, persecuzione politica, orrori della guerra, depressione e alla fine il Parkinson, che sgretolerà la sua anima poetica.
Amelia Rosselli è una poeta complessa e affascinante da riscoprire, per questo vi proporrò due delle sue poesie in modo che possiate apprezzarla come merita. Rosselli è ricordata anche per il forte legame o meglio il filo conduttore con la poeta inglese Sylvia Plath, di cui vi parlerò prossimamente in questa rubrica. Per il momento godetevi l’ascolto della poesia di oggi.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Amelia Rosselli. Buon ascolto.
C’è come un dolore nella stanza
C’è come un dolore nella stanza, ed
è superato in parte: ma vince il peso
degli oggetti, il loro significare
peso e perdita.
C’è come un rosso nell’albero, ma è
l’arancione della base della lampada
comprata in luoghi che non voglio ricordare
perché anch’essi pesano.
Come nulla posso sapere della tua fame
precise nel volere
sono le stilizzate fontane
può ben situarsi un rovescio d’un destino
di uomini separati per obliquo rumore.
Debora Menichetti
Foto in alto: Amelia Rosselli
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