Una giovane donna nello spettro autistico dimostra che la differenza sta negli occhi di chi guarda, il talento invece è inattaccabile.
Ormai Netflix ci ha abituato a piccoli gioielli sotto forma di serie tv, uno di questi è senz’altro Avvocata Woo, uscita sulla piattaforma a giugno di quest’anno. In uno degli studi legali più famosi di Seul approda Woo Young-Woo, una giovane e geniale avvocata, che si troverà a dover affrontare sfide cruciali sia sul lavoro che nella vita. Vi domanderete cosa c’è di eccezionale in tutto questo, il panorama tv pullula di serie simili, da Ally McBeal a Drop Dead Diva. La particolarità di Woo Young-Woo è che lei è nello spettro autistico, cosa che la posiziona fuori dai canoni, oltre la barriera dell’accettazione sociale.
La sua condizione le ha reso l’accesso al mondo del lavoro molto faticoso. Nonostante sia laureata con lode e conosca alla perfezione il diritto, la vita per lei è inesorabilmente difficile. Anche quando approda allo studio Hanbada, i colleghi e i superiori non la vedono di buon occhio, ma lei saprà stupire tutti. Ha difficoltà a usare le porte girevoli, prima di entrare in una stanza aspetta almeno tre secondi (perché entrare subito in un ambiente nuovo la mette a disagio), non si sa rapportare con le persone ed è sincera e diretta al limite dell’educazione e del rispetto. A queste e altre stravaganze sopperisce con la straordinaria conoscenza della legge e con le intuizioni geniali che le valgono la stima e la riconoscenza di tutti.
È vero, quando si presenta non può fare a meno di sottolineare che il suo nome è un palindromo. Se comincia a parlare di balene e simili, la sua più grande passione, non la finisce più. Non capisce i giochi di parole, prende tutto alla lettera, non esprime i sentimenti, anzi fa fatica a riconoscerli, ma al di là di questo c’è una giovane donna che deve farcela in un mondo ancora troppo maschile, oltretutto partendo in salita e con la zavorra di essere diversa. Ma diverso non è sbagliato, diverso è solo diverso, e nel suo caso diverso è anche speciale. È tanto tenera nella sua ingenuità quanto determinata nel suo lavoro. Fa sforzi enormi per inserirsi in un mondo che non la comprende e quel mondo a volte la ferisce. Si rende conto che il suo essere nello spettro autistico le fa vedere e vivere le situazioni in modo diverso, ma la sua integrità verso se stessa e la legge non le permettono di arrendersi mai.
Analizza molto le cose, è estremamente razionale, ma le volte in cui si trova al cospetto delle emozioni ne viene travolta. Bravissima l’attrice Park Eun-bin che la interpreta. Sul suo volto, spesso immobile, quasi mono espressivo, è ancora più toccante percepire i sentimenti che prova. Quando sorride, poi, è come se si illuminasse da dentro perché, in una persona che non sa mentire, il sorriso è sempre autentico.
La serie è composta da sedici puntate di un’ora circa, in ogni puntata si affrontano temi importanti e attuali come la differenza di genere, la discriminazione sul lavoro, il diritto all’infanzia e l’omosessualità. È tutta in lingua originale sottotitolata, cosa che potrebbe spaventare. Anche io all’inizio ho storto il naso, leggere mi distrae dalla scena, ma mi sono ricreduta subito perché la recitazione originale offre un valore aggiunto e, alla fine, mi sono scoperta a dispiacermi della brevità degli episodi. Non so se faranno un’altra stagione, ma io sarei davvero curiosa di vedere come continua l’avventura dell’avvocata Woo, sicuramente un’eroina contemporanea, che dice di se stessa: «Ho visto un narvalo perduto coesistere con un branco di beluga, in un documentario. Io sono come quel narvalo. Sto nell’oceano sconosciuto con dei beluga sconosciuti. Perché sono tutti diversi da me, non è facile adattarsi e ci sono anche molte balene che mi odiano. Ma non fa niente. Perché questa è la mia vita. Anche se la mia vita è strana e insolita, è preziosa e meravigliosa.»
Serena Pisaneschi
Foto in alto: Woo Yaoung-Woo interpretata da Park Eun-bin
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