Rimandare… lo facciamo tutti e poi ci pentiamo, o ci sentiamo in colpa. Minuti, ore, settimane inconcludenti che si susseguono.
«Allora? Hai iniziato quel disegno?»
«No. Ormai lo faccio domani.»
«Ma l’hai detto anche ieri, non puoi trovarti sempre all’ultimo minuto a fare le cose. Poi non lamentarti che sei sottopressione e non ti si può nemmeno rivolgere parola.»
«Io non mi lamento. E poi rendo di più sotto pressione, lo sai bene.»
«Boh, io non so come fai a non essere organizzata.»
«Ma io sono organizzata. Nella mia testa questa procrastinazione ha un ordine ben preciso e io mi trovo bene nel mio “disordine”. Se lo aggiustassi secondo i tuoi canoni sballerei proprio del tutto il mio circolo creativo.»
«E mo’ che c’entra il circolo creativo, perdonami? »
«Eh, lo dice Adam. Procrastinare alimenta la creatività.»
«Adam? »
«Sì, uno psicologo statunitense. »
«Ma tutti tu li trovi pur di difendere la tua tesi. »
«Te lo giuro. Ha scritto un libro in merito. Dice che le prime idee che sopraggiungono sono le più convenzionali, mentre procrastinare ci fa liberare la mente portando a galla qualcosa di più… inesplorato. Dovresti provare e abbandonare le tue tabelle di marcia. Ti stressi troppo. »
«Io non procrastinerò MAI. Scordatelo. »
«Ha proprio ragione Anna. »
«Fammi indovinare, un’altra psicologa statunitense.»
«Britannica. Secondo lei non hai abbastanza fiducia in te stessa, questa iper organizzazione ti congela le sinapsi. »
«… »
« Che c’è?»
«Niente, lasciamo stare. Piuttosto, hai fatto la prossima illustrazione per L’Altro Femminile?»
«No, ci penso domani.»
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