La poesia nel dì di domenica: “Rimani” di Goliarda Sapienza

Goliarda Sapienza modesta
Cresciuta in una famiglia protagonista delle lotte sociali, finì in carcere per rinascere. Outsider della letteratura italiana.

«Non c’è niente da fare: per fare ordine, bisogna prima toccare il fondo del disordine.» Questa frase di Goliarda Sapienza è molto significativa perché nella sua vita tormentata il fondo lo ha sicuramente toccato con l’esperienza della depressione, l’elettroshock e il carcere.

Nacque a Catania nel 1924 da una famiglia socialista. La madre, Maria Giudice, era una giornalista e sindacalista rivoluzionaria che nelle piazze incitava le donne a lottare per i propri diritti, che fu la prima donna a dirigere la Camera del Lavoro di Torino e che non volle sposarsi, e il padre un avvocato socialista. Non frequentò la scuola perché i genitori non volevano che fosse soggetta a influenze fasciste. A sedici anni si trasferì a Roma dove frequentò l’Arte di Accademia Drammatica; amava interpretare a teatro ruoli pirandelliani. Poi passò al cinema con piccole parti in film di Blasetti e Visconti; per anni lavorò con Citto Maselli, suo compagno, girando documentari, scrivendo con lui sceneggiature. Poi si dedicò completamente alla letteratura, con scritti in cui metteva la sua vita al centro.

Nel primo romanzo, Lettera Aperta, ha raccontato la sua infanzia a Catania, mentre Il filo di mezzogiorno è il resoconto della terapia psicanalitica a cui si sottopose dopo una forte depressione. Successivamente pubblicò L’Università di Rebibbia, il carcere in cui fu rinchiusa per un furto di gioielli e Le certezze del dubbio. Il suo romanzo più famoso, L’arte della gioia, uscì dopo la sua morte come molti altri suoi scritti: Il destino coatto, Io Jean Gabin, Il vizio a parlare a me stessa, La mia parte di gioia, Elogio del bar, Tre pieces e il romanzo Appuntamento a Positano.

Solo ultimamente ho scoperto che nel 2013 è stata pubblicata una raccolta di sue poesie, l’unica in tutta la sua produzione letteraria, dal titolo Ancestrale. Furono scritte a partire dal 1953 per elaborare il lutto della perdita di sua madre a cui era molto legata. Le sue poesie sono scatti fotografici, sono istantanee a colori di volti, di paesaggi, di incontri, di vita vissuta intensamente. Anche le sue poesie hanno quel linguaggio potente, sensuale, quasi carnale che ho trovato ne L’arte della gioia, il suo romanzo che ho tanto amato e di cui ho scritto.

C’è una tensione a essere immersi nel tutto con le proprie contraddizioni, le proprie paure, le proprie ambiguità, le proprie maschere, le proprie sofferenze. Qualcuno l’ha paragonata a «una Saffo bruciata dal sole di Sicilia.»

Goliarda Sapienza, come Modesta, la protagonista del suo romanzo più famoso, ha vissuto intensamente ogni momento della sua vita, anche quelli più drammatici. Una donna affamata di vita ma soprattutto libera che ha saputo cavalcare il destino e prendere in mano la sua vita, fino alla fine. Nei suoi ultimi anni accettò l’invito di Lina Wertmüller a insegnare recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia. Anche in quell’occasione la sua generosità, la sua vitalità, la sua corporeità le permisero di vivere un rapporto davvero forte e intenso con i ragazzi, che erano molto colpiti da quella stravagante e vivace giovane vecchia signora.

È morta per un attacco cardiaco nell’agosto del 1996, nella casa a Gaeta dove viveva sola. Fu trovata dopo qualche giorno sulle scale con l’inseparabile borsa di stoffa piena di fogli, di appunti, la penna bic e le immancabili Muratti.

Per La poesia nel dì di domenica, ho scelto Rimani, che potete ascoltare grazie all’elaborazione video di Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Goliarda Sapienza

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Rimani di Goliarda Sapienza

Non andare rimani
l’aria si gela intorno
alle mie mani
S’incrinano gli specchi
Nei tuoi occhi
l’azzurro ha vuoti d’acciaio.
Alle tue spalle
un’altra attesa
spalanca i corridoi.
E non ho forza
di percorrerli ancora
non ho forza
di strisciare carponi
lungo i muri.

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1 commento su “La poesia nel dì di domenica: “Rimani” di Goliarda Sapienza”

  1. “C’è una tensione ad essere immersi nel tutto con le proprie contraddizioni” … una frase che letteralmente sconquassa e rivela, senza sconti, la natura “pasionaria” di questa donna eccezionale troppo taciuta fino ad ora. Brava Serena e l’Altro Femminile.

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