Un microracconto di Elena Marrassini, piccoli e grandi ricordi che odorano di novembre, di pioggia, di mare e di… Ilmare.
Una improvvisa gita al mare di novembre, quella di oggi, per lavoro. E c’è persino la pioggia, che sono mesi che non piove come si deve. Per Isa il mare fuori stagione e con la pioggia è il signor Ilmare, con l’accento sulla i.
Il signor Ilmare si chiamava proprio così, di nome. Aveva gli occhi color del mare: o sua mamma lo sapeva fin da quando lo aveva in pancia, quell’omone, oppure era stata innamorata di un marinaio, chi lo sa.
Il signor Ilmare divideva con Isa e la mamma di Isa il bagno del primo piano del Villino Virginia Zannoni a Viareggio, di fronte alla pineta. Sì, si chiamava così, senza fronzoli, un nome e un cognome. Sulla porta a vetri dell’ingresso c’era come una decalcomania con le lettere a formare due archi come quelli del Mc Donald’s che recitava: Virginia Zannoni. Virginia sull’anta sinistra e Zannoni sull’anta destra, mentre in alto c’era scritto “aperto tutto l’anno”. A Isa quell’ “aperto tutto l’anno” dava sgomento. Come sarà stato il villino a novembre? E a febbraio? Che aspetto avrà avuto lì fuori? La stufa a legna a piano terra allora non era lì per figura.
Quando poi seppe che il signor Ilmare era cliente tutto l’anno per lavoro, non vi dico. Se lo immaginava che beveva il brodo caldo della Virginia la sera a cena e la mattina il caffellatte col pane senza niente, come faceva anche a giugno, solo che a giugno le sere erano tiepide, specialmente quelle in cui veniva fuori il sole e regalava il tramonto rosa sulla sabbia umida piena di alghe e conchiglie di arselle già col buco per farne collane.
In quelle sere il signor Ilmare scendeva giù a cena con la camicia a maniche corte e la fronte imperlata di gocce di sudore, e ogni tanto qualcuna cadeva nel brodo.
Di notte Isa lo sognava, il signor Ilmare. Lo sognava che camminava sul pavimento del bagno al primo piano con il telo bianco di cotone con le cifre VZ ricamate stretto in vita, e che con la sua mole enorme spaccava la seduta in ceramica della piccola vasca da bagno. Sì, quella crepa su cui si sedeva riluttante anche lei ogni sera mentre la mamma le faceva la doccia era senz’altro colpa di Ilmare, lui gigante e lei piccola asmatica sottopeso che meglio del mare a giugno per gli asmatici non ce n’è, signora mia, diceva Ilmare alla mamma di Isa le poche volte che parlava.
Non era vero: il mare i primi giorni di giugno non era bello. Pioveva tutti i giorni, non c’erano i villeggianti con cui giocare e la sera a cena in pensione erano in quattro: lei, la mamma, il signor Ilmare e la Virginia. Le uniche cose belle erano l’odore della pineta gonfia di pioggia, la mamma sempre accanto e gli occhi di Ilmare.
Elena Marrassini
Foto in alto: di Kellepics e di Pexels da Pixabay
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Bello…guardare e sentire con gli occhi di Isa
Eh…gli occhi di Isa sono sempre con me, poi ti spiegherò perché, se capita 🙂
brava
brava brava
Grazie grazie!
A volte quando si chiacchiera ci penso, ma quanta gente hai lì dentro?
Bello il racconto e bella te.
Ciao.
Troppa? Dipende dai momenti. Grazie Ginetta :-*