Cortigiana honorata ammaliava la Venezia intellettuale maschile non solo con la bellezza ma anche con i suoi versi raffinati ed erotici.
Veronica Franco era una donna del rinascimento bella, raffinata e colta il cui destino fu segnato dalla professione della madre, una cortigiana di alto livello, che la iniziò alla stessa arte. A vent’anni il suo nome fu inserito nel Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia, un elenco dettagliato che riportava le tariffe delle più rinomate cortigiane della seconda metà del XVI secolo di Venezia, città libera per eccellenza per l’appagamento dei sensi e per la gioia di vivere.
Il ruolo delle cortigiane “honorate” consisteva nell’intrattenere e affascinare gli uomini di alto rango con brio, vezzosità e arguzia, oltre che con la loro capacità di stare in società, condizione essenziale per essere una cortigiana honorata e “non di lume”, cioè di basso livello. Spesso sostituivano le mogli, a cui era negato l’accesso alla cultura.
Veronica Franco divenne la più famosa e la più richiesta cortigiana del periodo grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell’epoca. Nel 1574 ebbe una breve liaison con il re di Francia Enrico III di Valois che, facendo tappa a Venezia, volle passare una notte con lei. Questo fugace incontro la elevò agli occhi dei suoi concittadini, e non solo. Veronica, a ricordo dell’incontro, donò al re la miniatura di un proprio ritratto e due sonetti, accompagnati da una lettera rispettosa e cortese.
Nel 1570 entrò a far parte del circolo di Ca’ Venier, uno dei circoli letterari più famosi della città e frequentato dai più illustri letterati veneziani del tempo. La sua ammissione fu un evento straordinario sia perché era una donna sia per la professione che svolgeva. Per questo divenne oggetto di attacchi duri e sprezzanti da parte di Maffio Venier, arcivescovo cattolico e poeta italiano, che la insultò attraverso alcuni versi fortemente volgari.
Il suo è un linguaggio erotico che non manca di sfrontatezza e di orgoglio per essere donna e poeta. Attraverso i suoi versi, Veronica Franco, rivendicava la dignità femminile di chi esercitava il suo stesso mestiere, che era considerato una vergogna: «La vergogna è nell’alterigia di chi compra.»
La vita di Veronica Franco, presa come modello femminista, simbolo della libertà femminile e delle lotte di genere, è stata raccontata in modo romanzesco nel film Padrona del suo destino. E nel libro The Honest Courtesan, Margaret F. Rosenthal rivela nella scrittura della Franco un appassionato sostegno di donne indifese, forti convinzioni sulla disuguaglianza e, nel linguaggio erotizzato dei suoi versi epistolari, la seducente natura politica di tutti i contesti poetici. È l’intuizione di Veronica Franco sui conflitti di potere tra uomini e donne – e la sua consapevolezza della minaccia che rappresentava per i suoi contemporanei maschi – che rende le sue opere letterarie e i suoi rapporti con gli intellettuali veneziani così pertinenti oggi.
«Se siamo armate e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro; e anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte; e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello.» Veronica Franco
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Veronica Franco. Buon ascolto.
Debora Menichetti
In alto: Veronica Franco
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Rime (vv.154 – 157, II, terze rime)
E qual ella si sia, la mia bellezza,
quella che di lodar non sète stanco,
spenderò poscia in vostra contentezza:
dolcemente congiunta al vostro fianco,
le delizie d’amor farò gustarvi,
quand’egli è ben appreso al lato manco;
e ‘n ciò potrei tal diletto recarvi,
che chiamar vi potreste per contento,
e d’avantaggio appresso innamorarvi.
Cosí dolce e gustevole divento,
quando mi trovo con persona in letto,
da cui amata e gradita mi sento,
che quel mio piacer vince ogni diletto,
sí che quel, che strettissimo parea,
nodo de l’altrui amor divien piú stretto.