Il racconto 25 dicembre è tratto da L’ultimo Natale di Mrs. Dalloway Scatole Parlanti (2022). Si ringrazia la casa editrice.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
«Mamma! Mammaaa! Aiutami!».
Anna si alzò con fatica dal letto per raggiungere la stanza del figlio. La gamba le faceva male, quasi non riusciva a camminare. Sapeva che non avrebbe potuto rimandare ancora l’operazione e si chiedeva come avrebbe fatto. Non poteva affrontare una lunga convalescenza. Non poteva permettersi di restare senza lavorare per così tanto tempo. I soldi non bastavano mai, la pensione era appena sufficiente per pagare la rata del mutuo, e poi c’era tutto il resto: le bollette, la spesa, le medicine per quel figlio così disgraziato.
Sì, era proprio un disgraziato. Quarant’anni, tossicodipendente, sempre a letto a scontare le conseguenze della merda che s’iniettava. Disoccupato per scelta. Era riuscito a perdere un impiego d’oro: commesso in comune. Uno stipendio praticamente rubato. Tutto buttato al vento, anche la moglie lo aveva lasciato. Non era vita quella insieme a lui. E quella non vita era tutto quello che Anna aveva.
«Eccomi, sto arrivando!».
La pena per quello sciagurato, ancora una volta, fu più forte della rabbia che provava. Non disse niente, ma lo aiutò ad alzarsi e cambiò il letto intriso di sudore, sangue e pus. Medicò il foro dell’ascesso che aveva sulla schiena. Era come se il marcio delle loro esistenze avesse trovato una via di sfogo. Lo aiutò a cambiarsi e a tornare a letto.
Andò in cucina a preparare la moca con il caffè e mentre aspettava che l’acqua bollisse alzò la tapparella. Il cortile era buio, silenzioso. Unico indizio di vita la gatta della professoressa che sgusciava furtiva dal cancelletto sul retro.
Era presto, tornò a letto anche lei. Forse sarebbe riuscita a riposare ancora un po’. Più tardi, sua figlia Fiorella sarebbe passata a prenderla per andare al pranzo di Natale a casa della sua consuocera.
Da quando suo marito era morto, festeggiava così il Natale. Le piacevano quei pranzi, quelle ore in cui riusciva quasi a credere di avere una vita normale. Tutto ciò che di buono c’era nella sua esistenza glielo regalava sua figlia: un nipote splendido, un genero affettuoso, le gite domenicali, i regali di compleanno e di Natale, la spesa all’ipermercato, l’illusione di essere come gli altri, quelli felici, il cui problema più grande sembra essere la ripartizione delle spese condominiali per l’ascensore.
La tavola imbandita era bellissima. La tovaglia bianca ricamata, il centrotavola con la candela rossa accesa, i segnaposti con i nomi. Rita, la sua consuocera, aveva curato ogni cosa nei minimi dettagli come sempre.
C’erano tutti: la padrona di casa e il marito Carlo, la vecchia nonna Ottavia, Bruna, la sorella di suo genero, con il marito e i due figli, sua figlia Fiorella con il marito e Stefano il suo nipote perfetto con la fidanzata. E lei. Tutti eleganti e sorridenti pronti a festeggiare il Natale: pranzo, brindisi, scambio di regali e la tombola. Pacchetto completo.
Gli antipasti furono serviti insieme a un prosecco che sciolse le lingue animando la conversazione. Anna gustava il pasticcio di lasagne e si commuoveva mentre ascoltava Bruna che, ancora una volta, raccontava della loro cagnolina che non sapeva rassegnarsi alla morte del nonno e di come, anche adesso, tutte le mattine fosse lì, davanti alla porta di quella che era stata la sua camera. Per un momento pensò a Gianni, il suo figlio disgraziato che si stava perdendo tutto questo, e a suo marito che era morto arrabbiato con il mondo, ma fu solo un attimo. Era Natale e stava bene, voleva godere della compagnia delle persone che erano sedute a tavola con lei, del profumo dell’arrosto che avrebbe assaporato e della promessa di spensieratezza che nasceva dal tintinnio delle posate. Sì, delle posate.
Foto in alto: di Kellepics e Nubia Navarro (nubikini) da Pexels
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25 dicembre, racconto tratto da L’ultimo Natale di Mrs. Dalloway, Scatole Parlanti (2022).