Scrutando l’orizzonte illimitato che la vista non può raggiungere ma, il solo vederlo, fa credere di possedere il controllo.
Navigo a vista in questo mare magnum di incertezze e precarietà che definiscono la vita.
Non la mia di esistenza, un po’ quella di tutti, si sa, è così, siamo abituati a muoverci senza fare troppo rumore sull’orlo di uno strapiombo a picco sull’acqua.
Navigo a vista, individuando potenziali iceberg minacciosi, saccheggiatori emozionali o antropomorfe bestie lovecraftiane pronte all’assalto.
Navigo a vista tenendo ben salde sotto braccio le provviste accumulate e levando uno scudo di finta indifferenza che dovrebbe farmi assomigliare un po’ a Goffredo di Buglione e un po’ a tua mamma quando, in tenera età, pestavi i piedi per avere quel gioco che tanto desideravi.
Navigo a vista, perché mi piace così, nella mia fittizia torre di comfort zone, scrutando l’orizzonte illimitato che la mia vista non può raggiungere ma, il solo vederlo, mi fa credere di possedere il controllo della situazione.
Navigo a vista, colma di timore e con un dissidio interiore talmente intricato che i gomitoli di mia nonna rimarrebbero sicuramente sconcertati e si vergognerebbero per non aver compiuto il loro dovere di gomitoli.
Navigo a vista sì, talvolta sola, talvolta in compagnia e altre volte semplicemente mangiando un panino, perché problematiche sì, ma affamate mai.
In alto: Nefastia di Gloria Wardolw – Navigare a vista… problematiche sì, ma affamate mai
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