La poesia nel dì di domenica: “E Dio mi fece donna “ di Gioconda Belli

Gioconda Belli
I versi di una scrittrice che si batte per i diritti e l’emancipazione della donna e che ha sempre celebrato il corpo femminile.

Negli anni ’90 iniziai ad appassionarmi alla letteratura sudamericana  e nel 1995 fui letteralmente folgorata dal libro La donna abitata di Gioconda Belli, una scrittrice di cui non conoscevo nulla. Come spesso capita in questi casi mi misi a cercare altre sue pubblicazioni e un giorno la mia attenzione fu catturata da L’occhio della donna, una raccolta di poesie. Lo acquistai subito. La mia attenzione fu catturata dalla vitalità, dalla carnalità, dall’erotismo forte e pulsante del suo linguaggio, che connotavano non solo le liriche amorose dedicate alla figlia o al compagno, ma anche quelle più militanti. La passionalità che avevo trovato nel romanzo qui era amplificata.

Solo successivamente ho saputo che tutte le poesie di questa raccolta erano state scritte proprio durante gli anni della sua militanza nel  fronte sandinista. E così ho voluto rileggerlo. Mi ha veramente colpito pensare che queste parole così forti, così potenti, così liriche le aveva trovate dentro di sé nonostante la paura, la situazione di dolore e violenza che stava vivendo. Margherita D’Amico, che della Belli è traduttrice, nella postfazione scrive: «Nella poesia di Gioconda Belli la distanza che intercorre tra autore reale e Io lirico è inesistente. C’è piuttosto nei suoi versi l’urgenza, la pulsione a raccontare con una parola poetica che è segno, colore, suono, le sue passioni, la sua vita intera. E il lettore partecipa intensamente alla storia di Gioconda che è la storia stessa del Nicaragua, e storia di una donna che non ha potuto e non ha voluto estraniarsi da una realtà di violenza, ma che non ha rinunciato, pur tra le mille difficoltà, all’amore, alla poesia, alla maternità.»

La madre
si è cambiata i vestiti.
Le gonne sono diventate pantaloni,
le scarpe stivali,
la borsetta zaino.
Non canta più ninne nanne,
canta canzoni di protesta…

Anche questa volta mi è difficile scegliere le poesie a cui dare voce in questa  rubrica. E ringrazio il fatto che ci sono alcuni limiti, di tempo ad esempio, inteso come durata di lettura.  Mi aiuta, anche se con un po’ di fatica, a fare delle esclusioni. Per  questa prima domenica non ho alcun dubbio: E Dio mi fece donna è stato ed è il mio faro, dalla prima volta che l’ho letta nel 1995. È la poesia  che dà inizio alla raccolta e che ho letto e riletto più volte, prima di dedicarmi alle altre contenute nel libro. Mi ha letteralmente stregata: è un inno d’amore alla donna, al corpo femminile, alla sua potenza.

Ho declamato questa poesia ogni volta che ne ho avuto occasione: nelle celebrazioni dell’ 8 marzo, nei gruppi di mamme, in alcune formazioni. L’orgoglio, la gioia, il senso profondo dell’essere Donna sono  il tema centrale dei suoi scritti. E questa poesia ne è il manifesto. È arrivato il momento di leggerla anche per L’Altro Femminile.

Per La poesia nel dì di domenica, abbiamo scelto i versi che potete ascoltare grazie all’elaborazione video di Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Gioconda Belli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

E Dio mi fece donna

E Dio mi fece donna,
con capelli lunghi,
occhi,
naso e bocca di donna.
Con curve
e pieghe
e dolci avvallamenti
e mi ha scavato dentro,
mi ha reso fabbrica di esseri umani.
Ha intessuto delicatamente i miei nervi
e bilanciato con cura
il numero dei miei ormoni.
Ha composto il mio sangue
e lo ha iniettato in me
perché irrigasse tutto il mio corpo;
nacquero così le idee,
i sogni,
l’istinto.
Tutto quel che ha creato soavemente
a colpi di mantice
e di trapano d’amore,
le mille e una cosa che mi fanno donna
ogni giorno
per cui mi alzo orgogliosa
tutte le mattine
e benedico il mio sesso.

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2 commenti su “La poesia nel dì di domenica: “E Dio mi fece donna “ di Gioconda Belli”

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