Ascoltiamo sbocciare la rosa della poeta torinese tre volte candidata al Premio Nobel per la letteratura, simbolo di bellezza e passione.
La poeta che vi presento oggi e che vi proporrò anche domenica prossima è Maria Luisa Spaziani. Il suo nome è spesso associato a quello di Montale ma non deve stupirvi perché, purtroppo, capita spesso che importanti artiste vengano accostate a nomi di artisti. Anche in questo caso, infatti, il suo successo sembra dipendere dai suoi amici influenti della poesia del ‘900. In realtà, Maria Luisa Spaziani era una donna colta, laureata in lingue, con amicizie legate al suo percorso letterario e agli ambienti che frequentava e per ben tre volte è stata candidata al Premio Nobel per la letteratura (1990, 1992 e 1997). Nata a Torino da una famiglia borghese agiata, a soli diciannove anni, ancora studentessa, dirigeva una piccola rivista, inizialmente denominata Il Girasole e poi Il Dado. La rivista richiamò, come collaboratori, nomi importanti della letteratura di quel periodo, tra cui Vasco Pratolini, Sandro Penna, Vincenzo Ciaffi e la stessa Virginia Woolf che, poco prima di morire, le inviò alcune pagine del romanzo Le onde con una delicata dedica «alla piccola direttrice.»
L’incontro con Montale fu una casualità, che la stessa Spaziani ricorda con dolcezza attraverso divertenti aneddoti in molte interviste che potete ascoltare e leggere su Rai cultura. La poeta, così vuole essere chiamata e lo sottolinea con decisione in una intervista di Gigi Marzullo a Sottovoce, era una donna soddisfatta della sua vita e del suo successo letterario, che si estese anche all’estero. Era curiosa, assetata di cultura: «Ho fatto moltissimi mestieri e anche arti, perché sono molto curiosa e quindi l’idea di non fare una cosa mi sembra che mi tagli fuori da una quantità di possibilità espressive.»
In questa poesia, Una rosa che sboccia, c’è la musica! Si riesce a sentire ogni petalo che si schiude. Il deserto, che ho interpretato come aridità interiore, è vinto dalla vita che si apre a un amore crescente in un oasi di pace, delizie e tormenti, contornato da colori primaverili che esprimono il risveglio di due mani che si cercano. La rosa è il simbolo della gioia, della bellezza, dell’amore, del desiderio e del profondo significato che ognuna di queste parole rappresenta.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi Una rosa che sboccia. Buon ascolto.
Debora Menichetti
Foto in alto: Maria Luisa Spaziani
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Una rosa che sboccia
Ibernati, incoscienti, inesistenti,
proveniamo da infiniti deserti.
Fra poco altri infiniti ci apriranno
ali voraci per l’eternità.
Ma qui ora c’è l’oasi, catena
di delizie e tormenti. Le stagioni
colorate ci avvolgono, le mani
amate ci accarezzano.
Un punto infinitesimo nel vortice
che cieco ci avviluppa. C’è la musica
(altrove sconosciuta), c’è il miracolo
della rosa che sboccia, e c’è il mio cuore.