La sua opera è nota per lo stile intimo e sensuale, un’opera in cui spesso sono esplorati i temi dell’amore, del desiderio e della complessità delle relazioni umane.
Questa domenica la dedichiamo alla scrittrice Patrizia Cavalli e cogliamo l’occasione per invitarvi ad ascoltare, se non l’avete già fatto, la sua poesia pubblicata nella nostra rubrica tempo fa. L’opera di Cavalli è nota per il suo stile intimo e sensuale, un’opera in cui spesso la poeta esplora i temi dell’amore, del desiderio e della complessità delle relazioni umane.
In questa poesia Cavalli esplora se stessa dibattendosi tra giudizi negativi e sensi di colpa, dannandosi nell’assurda ricerca di perfezione, dettata dalla superbia. La perfezione è un disastro, è apparenza, è la competizione che ogni donna vive dentro di sé per essere sempre all’altezza in ogni situazione. La poesia ci dice con franchezza quello che abbiamo bisogno di sentire: smettiamo di giudicarci per come siamo o per come dovremmo essere, accettiamo semplicemente noi stesse, con i nostri limiti e con i nostri difetti. Essere, e non apparire.
Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi la poesia di Patrizia Cavalli. Buon ascolto.
Debora Menichetti
Foto in alto: Patrizia Cavalli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se posso perdonare, allora devo
riuscire a perdonare anche me stessa
e smetterla di starmi a giudicare
per come sono o come dovrei essere.
Qui non si tratta di consapevolezza
ma è la superbia che mi tiene stretta
in una stolta morsa che mi danna.
Eccomi infatti qui dannata a chiedermi
che cosa fare per essere perfetta.
Tenersi all’apparenza, forse descrivere
soltanto cose in mutua tenerezza.
Da Vita meravigliosa (Einaudi, 2020)