Donnaridens: Come uccidere la tua famiglia, l’esordio di Bella Mackie

Bella Mackie
Una revenge story al femminile di puro intrattenimento, caustica e grottesca, diventata un caso letterario internazionale.

Copertina accattivante nero su rosa con l’immagine di una donna intenta a scavare una fossa dove interrare, verosimilmente, un membro della sua famiglia. Titolo ben congegnato su un tema in cui chiunque si può rispecchiare, il desiderio di superare i dissidi familiari con la soluzione definitiva. Ironia nera e sferzante sbandierata sui social network da mesi. Come uccidere la tua famiglia, romanzo d’esordio della scrittrice britannica Bella Mackie, edito in Italia da HarperCollins, aveva tutte le carte in regola per piacermi. E se lo si prende per quello che è, un romanzo di puro intrattenimento, in effetti può piacere. Questo è l’unico motivo che mi spinge a perdonare il fatto che trama e personaggi siano troppo inverosimili e la fama planetaria poco meritata.

Ma partiamo dall’inizio. Grace si trova in prigione per un delitto che non ha commesso. È lei stessa a raccontarci la sua storia: farla parlare in prima persona e accennare a un errore giudiziario è senz’altro un’ottima scelta da parte dell’autrice, che così facendo coinvolge il lettore e lo invoglia ad andare avanti per capire com’è che è finita in prigione. La donna è orfana di madre e suo padre, che non l’ha mai riconosciuta, è erede di una dinastia di magnati, la famiglia Artemis. L’uomo riunisce in sé le peggiori bassezze: è cinico, traditore, amante del lusso, disinteressato a lei e a sua madre. Cattivo, cattivissimo, troppo malvagio per essere credibile. Così come lo sono molti altri personaggi del libro: la moglie e la figlia legittima, il fratello, i genitori che abitano a Marbella «lamentandosi della quantità di spagnoli che vivono in Spagna», e così via. Nessuno dubiterebbe che una stirpe come questa non meriti altro che essere sterminata da Grace; la quale, infatti, dà il via a una serie di omicidi in un crescendo di scarsa credibilità.

Ma chi è davvero Grace? Una donna fatta della stessa sostanza dei familiari che detesta. Nonostante la sfortuna di essere cresciuta con una madre sola e dalla situazione economica incerta e in seguito con una famiglia affidataria, Grace, infatti, non riesce a catturare la nostra simpatia. Sentiamo che non porta davvero i segni del suo dolore. Forse perché comprendiamo che il suo odio nasce non tanto dal fatto di non aver goduto dell’affetto dei suoi familiari, ma di essere stata privata della sua fetta di patrimonio. Grace li odia perché avrebbe voluto essere come loro: ricca e cinica. Purtroppo, Grace è solo cinica. Ricca lo diventerà appena avrà sterminato tutti. Tranne uno, scopriremo chi nel finale.

Come uccidere la tua famiglia - Bella MackieA proposito: qualcuno ha lodato questa conclusione inaspettata. A me invece è parsa piuttosto la riproposizione in chiave moderna di un vecchio meccanismo. Come terminare una storia a cui non sappiamo trovare un finale logico? Inserendo un deus ex machina, un intervento esterno indipendente dall’azione dell’eroina che metta un punto fermo a questa vicenda bislacca. Dove, tuttavia, non mancano momenti di ironia esilarante. Come quando, per descrivere un’abitazione che puzza di candeggina, l’autrice suggerisce di immaginare «che il criceto di famiglia sia morto sotto un armadio, che vostra madre non sia riuscita a trovarlo e, impazzita per l’odore, abbia disinfettato tutto. Per mesi». Oppure quando parla della moglie legittima di suo padre, grottescamente sfigurata dal bisturi, dicendo che «il suo volto sarebbe sembrato normale solo se anche tutti gli altri avessero avuto quell’aspetto, quindi immaginavo che vivere a Monaco fosse la soluzione ideale per Janine». Però a volte questa ironia non suona funzionale alla storia o addirittura le toglie credibilità.

Quello che mi stupisce non è che un’autrice emergente, giovane, escogiti una trama del genere, ma che non le venga consigliato di pensare a una conclusione meno improvvisata o tagliare alcune parti decisamente noiose: se pure io, dal mio angusto studio nella campagna senese, riesco a capire che intere pagine andavano tagliate, come è possibile che non lo comprendano fior fiore di editor londinesi? Peccato, perché con qualche accorgimento il testo avrebbe potuto essere migliore. A Bella Meckie, a mio avviso, va riconosciuta comunque la stoffa di narratrice.

Perché dunque leggere questo romanzo? Non ho detto, infatti, che lo sconsiglio a priori. È proprio questa, anzi, la stagione buona per farlo. Perché sotto l’ombrellone un po’ d’ironia crudele può starci. Perché molti personaggi, ad esempio Kelly, la compagna di cella di Grace, sono divertenti e ben riusciti. Perché tutti, almeno una volta nella vita, soprattutto in estate, con il caldo che dà alla testa, le zanzare che ci torturano, il parentado vociante, i figli che sollevano la sabbia, il sudore appiccicoso, abbiamo desiderato far sparire sotto terra chiunque ci capiti a tiro. Familiari inclusi.

Silvia Roncucci

In alto: Bella Mackie PA Photo/Greg James

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