Le dee vulnerate: relazione e nutrimento. Demetra

Demetra in lutto per Persefone, 1906, Evelyn de Morgan
Dea delle messi, rappresenta l’immagine della “grande madre” e della Luna piena, contraddistingue un femminile generoso e nutriente.

Iniziamo oggi a conoscere le dee violate, o vulnerate, la cui bellezza sta nel fatto che, senza di loro, non esisterebbe la cura della relazione e di qualsiasi legame, sia esso amoroso, parentale o amicale. Le dee violate quindi sono dominate dal sentimento e la loro attenzione principale è orientata all’altro. La funzione essenziale di quest’archetipo risiede nella sua capacità di rilevare i bisogni altrui, di osservarlo veramente, di nutrire e accogliere. In una parola, amare. Il punto fragile è però la tendenza a costruire l’identità proprio su queste caratteristiche, quindi sulla relazione con l’altro, che le definisce. In pratica, sono la metà di qualcuno.

Le dee vulnerate sono Demetra, sua figlia Kore-Persefone ed Era: la madre, la figlia e la sposa. Risulta evidente che stiamo parlando di modelli femminili centrali per il pensiero patriarcale, anzi possiamo senz’altro affermare che siano gli unici lati del femminile che sono arrivati fino a noi da un tempo in cui esso era con ogni probabilità più completo. Le parti libere del femminile, che abbiamo potuto vedere nei precedenti articoli, sono state messe al bando, pressoché scomparse per molti secoli, eccezion fatta probabilmente per ila tipologia Estia, che possiamo incontrare nelle monache di ogni tempo e ordine religioso. Atena e Artemide però hanno trovato sicuramente poco spazio. I tre modelli di dee vulnerate sono stati quelli preponderanti fino a pochi decenni fa. Tuttavia, la storia insegna che dove c’è un eccesso di focalizzazione su un archetipo, ne escono per forza i lati ombra, pertanto, le sue caratteristiche positive passano in secondo piano, o vengono distorte. Ricordiamo che quanto sin qui esposto ha a che fare con un modello collettivo, altro è la sua la declinazione in rapporto a una singola persona.

Iniziamo ora a parlare di Demetra, rappresentata astrologicamente da una Luna in Toro, o in Cancro, oppure collegata a Giove e, come sempre, dedichiamoci innanzitutto al mito che ce la racconta. Seconda figlia di Crono e Rea, sorella pertanto di Estia, Era, Ade, Poseidone e Zeus, era la dea delle messi, dell’abbondanza e della maternità ed è forse l’immagine che più si avvicina dell’antica dea madre proveniente dalle culture matriarcali. Il mito principale che la riguarda la lega indissolubilmente alla figlia Kore, di cui ci occuperemo in seguito, concepita dalla dea con il fratello Zeus, che un giorno, vinto dalla bellezza della divina sorella, la prese mentre questa era immersa nel sonno. Demetra ci viene descritta come una madre fiera, amorevole e molto protettiva nei confronti dell’adorata figliola, che infatti tiene sotto la sua ala protettrice rifiutando di consentirle l’accesso all’età adulta. Ma Afrodite, dea alchemica, che si occupava di riequilibrare ciò che non era in equilibrio, interviene e trova il modo di portare la fanciulla a essere iniziata ai suoi misteri, ovvero a diventare donna, anche contro la volontà materna.

Kore verrà rapita da Ade, dio degli inferi, invaghito dell’innocenza della bella fanciulla. Ci occuperemo nel prossimo articolo del destino di questa giovane dea, per ora rimaniamo su quanto accadde alla madre. Una volta accortasi della sparizione dell’amata figlia, ci viene narrato che Demetra impazzì letteralmente di dolore e iniziò a cercare la sua bambina ogni dove. L’assenza della dea, impegnata nella sua angosciosa ricerca causò però l’inaridimento della terra e, piano piano, la morte di tutto ciò che era vivo. Questo mito si concluderà con una parziale vittoria di Demetra, poiché Zeus, impensierito dal declino della terra, deciderà di obbligare il suo oscuro fratello a restituire la fanciulla, che però rimarrà sei soli mesi sulla terra con la madre, mentre per ragioni che scopriremo in seguito, passerà gli altri sei con il suo sposo infernale nell’Ade.

Demetra e Persefone - Kore
Terracotta raffigurante due donne sedute (forse Demetra e Persefone) proveniente da Myrina (Asia Minore), risalente al 180 a. C., oggi conservata al British Museum di Londra.

È interessante a questo punto citare un aneddoto che riguarda questa dea, raccontatoci da Clarissa Pinkola Estes, la psicanalista e scrittrice autrice di Donne che corrono coi lupi. L’autrice ci racconta che nella sua disperazione più profonda, Demetra incontrò Baubo, una divinità minore, che vedendo questa potentissima dea così affranta, si adoperò in ogni modo per consolarla, inizialmente senza successo. A un certo punto Baubo però decise di esibirsi in una danza estremamente erotica, che finì per strappare a Demetra il sorriso salvifico, quello che piano piano la traghetterà fuori dal suo dolore.

Attraverso il mito analizziamo il percorso di crescita della donna dominata dall’archetipo Demetra, andando innanzitutto a considerare la ragione per la quale è necessario che alla dea venga tolta violentemente la figlia: le due sono allacciate in una relazione simbiotica, che non consente a nessuna di loro di diventare consapevole di sé. Demetra, come detto, è la dea delle messi, rappresenta l’immagine della grande madre e della Luna piena, che contraddistingue un femminile fortissimo a livello istintuale, molto generoso, profondamente nutriente. Questa tipologia di femminile ha sempre un grande desiderio di maternità perché Demetra viene definita dal suo rapporto con Kore ed è proprio questo ciò da cui spesso deve imparare a separarsi: il rapporto fusionale di cura nei confronti dell’altro, che si tratti di un figlio, un partner o chiunque altro. Per trovare se stessa avrà bisogno di quello che le offre Baubo, ovvero di riagganciarsi alla gioia, al piacere, a un femminile che desidera qualcosa di bello, vitale ed esclusivamente proprio.

Baubo, con la sua danza sensuale, riaccende la libido della dea, le fa ricordare che esiste altro al di fuori del prendersi cura e che, se non si è in contatto profondo con quella fonte di gratificazione personale da mettere a disposizione delle cose che nella vita entusiasmano, anche la relazione di cura -o materna- si svuota di significato, perché va a riempire un vuoto interno. Dopo quest’incontro infatti la situazione tra la madre e la figlia si risolverà con un distacco parziale da Kore, che per una parte dell’anno rimarrà con sua madre e per l’altra vivrà con lo sposo. La chiave per l’archetipo Demetra, quando diventa eccessivo o è predominante, viene inoltre suggerita dalle caratteristiche di Venere, dea che riporta l’attenzione sul valore personale a prescindere dalla funzione di nutrimento.

Questo tipo di femminile ha anche un’enorme difficoltà con il tema del cambiamento in generale, tant’è che può arrivare a manipolare pur di mantenere una situazione inalterata. La manipolazione associata ai valori astrologici descritti da questa dea è molto sottile: poiché io ho bisogno di te, faccio in modo che tu abbia bisogno di me, così non potrai allontanarti e io saprò di valere, di esistere, non rimarrò sola. Naturalmente è un meccanismo che per lo più viene messo in atto molto sottilmente e in maniera tendenzialmente non consapevole, ma che, una volta portato alla luce della coscienza, può essere lasciato. Un atro aspetto da sottolineare, che viene spesso vissuto quando Demetra diviene preponderante nella relazione di coppia, è un certo disinteresse nei confronti della sessualità (tant’è che Zeus concepisce Kore mentre la dea è dormiente), a indicare come il tema del piacere sia da riprendere anche in questo ambito della vita, al di fuori dagli scopi procreativi.

Nel prossimo articolo parleremo dl percorso di crescita di Kore, che da fanciulla innocente, diventerà Persefone, regina degli inferi.

Stefania Marchesini
FB: Il Salotto Astrologico di Stefania Marchesini
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Foto in alto: Demetra in lutto per Persefone, 1906, Evelyn de Morgan

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