La ricordiamo nel giorno del suo compleanno insieme ad alcune protagoniste indimenticabili e ricche di umanità dei suoi romanzi.
Oggi Marcela Serrano compie 72 anni. Quale occasione migliore per parlare di una scrittrice che mi accompagna da trent’anni! La narrativa latino americana mi ha affascinato sin da Cent’anni di solitudine. Certo non sono molto originale dal momento che il capolavoro di Gabriel García Márquez è stato messo al primo posto della classifica dei libri più amati da Robinson, l’inserto culturale de La Repubblica. Ma per me fu l’inizio di un grande amore e così mi sono tuffata nelle storie di Amado, nei racconti fantastici di Borges, negli insegnamenti di don Juan di Castaneda, nei racconti di Sepúlveda. È stato, quindi, naturale, oltre che inevitabile, avvicinarmi a Isabel Allende, Ángeles Mastretta e Marcela Serrano.
Ed è proprio Serrano che mi ha conquistata e ha scandito buona parte della mia vita facendomi compagnia la sera prima di addormentarmi. Posso confessare di aver letto tutti i suoi libri, da Noi che ci vogliamo così bene, il suo primo romanzo, a Il giardino di Amelia. Tutti tranne l’ultimo, Il mantello, uscito nel 2020, un anno che per me non è stato solo segnato dal Covid, ma da un momento piuttosto difficile da affrontare e il tema trattato (il dolore legato alla perdita della sorella malata di cancro) mi ha fatto desistere, ma so che prima o poi colmerò questa lacuna.
Le donne di cui parla nei suoi romanzi sono donne forti, ma anche fragili, che lottano per difendere la libertà, la dignità, che cercano il riscatto, il cambiamento. È molto difficile non entrare in empatia con alcune delle sue protagoniste; in ognuna di loro c’è sempre qualcosa di noi e l’identificazione nasce spontanea. La storia del Cile e le dittature sono sempre sullo sfondo delle vicende che narra nei suoi libri. Infatti Marcela Serrano, che è nata a Santiago del Cile nel 1951, è anche un’attivista politica e femminista.Nel 1973, a causa del colpo di stato militare con cui Pinochet prese il potere, uccidendo il presidente Salvador Allende, Marcela si trasferisce a Roma dove rimane fino al 1977. Tornata nel suo Paese si iscrive alla Facoltà di Belle Arti, ma è la scrittura la sua passione e sin dall’uscita del suo primo romanzo ha ottenuto diversi riconoscimenti in America Latina e in Europa.
L’albergo delle donne tristi è del 1997 e arriva in Italia pubblicato da Feltrinelli, come tutti i libri dell’autrice, nel 1999. Floreana, la protagonista intorno a cui si svolge la storia, è una storica che cerca di riacquistare fiducia nella vita. Il dolore per la morte di un’amata sorella la porta in questo albergo per donne ferite, che vogliono risolvere i nodi con il proprio passato. L’albergo è gestito da Elena, che conosce molto bene il dolore e lo ha superato ed è per questo che ha creato uno spazio dove ospitare donne per dar loro conforto attraverso la convivenza con persone affini, lontane dal mondo dei giudizi, da amori che fanno male, da una vita di maschere. La condivisione, la sorellanza, gli spazi di solitudine e quelli di una terapia insieme sono una cura benefica. È una sceneggiatura perfetta per un film e mi meraviglia che nessuno ancora ci abbia pensato. Ha anche una bellissima colonna sonora in cui Loreena Mc Kennitt e il suo Tango to Evora sono una parte molto importante, oltre che struggente.
Nostra Signora della solitudine, del 1999, è uscito in Italia nel 2001. È un romanzo poliziesco che affronta il tema della fuga. Rosa Alvallay è un’investigatrice privata a cui la sua agenzia affida il compito di ritrovare una scrittrice di grande successo, Carmen Lewis Avila. La detective compra tutti i suoi libri, legge interviste, usa tutto il suo intuito femminile e si mette sulle sue tracce. Riuscirà a risolvere il mistero della sua scomparsa che per lei potrebbe rappresentare un grande successo professionale in un ambito molto maschile, ma sceglierà di non rivelare quello che ha scoperto. In questo romanzo, infatti, l’autrice ha dato anche risalto al valore della solidarietà femminile.
Il giardino di Amelia è del 2016 e qui in Italia è uscito nel 2018. È il suo penultimo romanzo e racconta l’amicizia tra due personaggə profondamente diversə per età, formazione culturale ed estrazione sociale. La trama si snoda durante la dittatura di Pinochet. Miguel Flores, un giovane studente dissidente, viene arrestato a Santiago mentre sta partecipando a una manifestazione ed essendo già segnalato alla polizia militare viene mandato al confino con obbligo di firma. Vicino alla baracca in cui trova riparo c’è una tenuta, La Novena, di proprietà di Amelia, una latifondista avanti con l’età, molto colta e appassionata di letteratura. Anche in questo romanzo protagonista indiscussa è la natura: le descrizioni della scrittrice sono così vive, intense da sentire profumi, odori, anche i sapori. Mentre si legge ci si sente addosso la pioggia del temporale o il vento forte e gelido. È la storia di un’amicizia e allo stesso tempo è la storia di un tradimento. Come in molti dei suoi libri, anche in questo la trasformazione ha un ruolo centrale. Il finale forse è un po’ scontato, ma come si può immaginare ho perdonato all’autrice questa “debolezza”.
Buon compleanno, Marcela, e grazie per le mille emozioni che mi hai regalato!
Serena Betti
In alto: Marcela Serrano
© RIPRODUZIONE RISERVATA