Pillole di femminile – Storie piccole che raccontano un mondo grande #49

Barbara Salazer, Pillole di femminile 49
Il sonno della ragione, un racconto di Barbara Salazer, dal quinto numero de L’Altro Femminile, donne oltre il consueto, scarica il PDF della rivista o sfogliala online.

Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.

Sono un fottuto genio. Sai quella cosa che non sai ancora di avere in testa? Quella domanda banale, pedante e in sostanza superflua che scaturirà spon­tanea nel tuo cervello durante questa nostra conversazione? Ecco, io ho già la risposta. E probabilmente anche alla successiva.

Io ci arrivo prima. Da sempre. Bam­bino precoce, dicevano; un bambino prodigio, ma che stupidate. Non capirò mai questa mania di catalogare tutto, dare un’etichetta a sentimenti e com­portamenti, imbrigliarli in uno schema per poterli controllare, perfino modifi­care a volte. A voler essere onesti, però, l’unico miracolo che abbia mai com­piuto è resistere a quella tentazione fortissima, che più volte si è riaffacciata alla mia mente, di ammazzare tutti.

Entrare una mattina in ufficio, o una do­menica a messa, o una sera allo stadio, con un fucile mitragliatore e diverse cartucciere nello zaino. Sia messo agli atti: senza alcun motivo ideologico, mica come quegli invasati che girano a caccia dei loro quindici minuti di po­polarità. Mi disgusta ogni tipo di ide­ologia etero-indotta, credo solo nella mia mente infinita e nella sua capacità dimostrata di scegliere il giusto in ogni situazione. La mia morale non ha biso­gno di nutrirsi delle vostre dottrine, sta benissimo da sola, ma grazie del pen­siero.

Arrivare sereno e ammazzare tutti è un sogno che coccolo fin da bambino, da quando la morbida, calda, succosa tetta mi fu preclusa per sempre. Mentre mio padre cercava di distrarmi e mia madre resisteva ai miei tentativi di divinco­larmi, di girarmi con le manine tese per raggiungerla, dentro di me si accendeva la lucina lampeggiante che accompa­gna il mayday in qualsiasi film di guerra. È un sogno tutto sommato piccolino, per niente difficile da realizzare; ma ci siete ancora tutti, questo significa che non l’ho fatto.

Ci penso spesso, anche mentre parlo con te, adesso, penso a cosa ci vorrebbe per fare qui una strage di testine vuote. Quale strategia e quali armi siano pre­feribili in base al contesto specifico e al numero di presenti; le possibili vie di fuga e soprattutto il gran botto, la fiam­mata che illuminerà la notte, così come illumina ora il mio sguardo. La luce meravigliosa che tu interpreti come in­telligenza e genio, perché un pensiero sveglio ce l’hai pure tu ogni tanto, è ac­cesa in realtà dal film apocalittico che proietto ancora e ancora, il mio piccolo sogno. Ma resisto. E se tu non vuoi chia­marlo miracolo, quantomeno io lo trovo prodigioso.

Non puoi capire quanto mi annoi tutto il giorno, senza nessuno che mi sorprenda davvero. Ho capacità di analisi supe­riori, che mi danno la soluzione ancora prima di arrivare in fondo all’equazione, anche senza finire di leggerla, la cazzo di stringa di lettere e numeri. Mi per­mettono di decidere se hai problemi di qualche tipo anche da come alzi gli oc­chi per guardare se vien da piovere. Uno tranquillo, per dire, fa un movimento ra­pido a centosettanta gradi, un destra-si­nistra casuale e va per la sua strada. Tu, con le tue ridicole angosce, stai già an­nusando l’aria come un pointer in bru­ghiera, calcoli direzione e velocità del vento che nemmeno un velista in solita­ria e poi, quando ormai hai una tua idea sul tasso di umidità, sollevi la testa per trovare conferma nella forma delle nu­vole, nel colore del cielo in tutti gli oriz­zonti valutabili. E alla fine resti, non vai. Non vai mai. Perché in fondo non era così urgente da rischiare di incontrare il temporale, a te non è sfuggito il piccolo cirro apparso nella periferia estrema del blu andaluso circostante.

Siete tutti così prevedibili; e inutili, nella gran parte dei casi. Faccio eccezione solo per spazzini, panettieri e ovvia­mente le puttane, tutta gente che non dorme come gli altri. Dormire è la vera malattia dell’uomo moderno, il vero cancro della società.

Vi addormentate tutti insieme, vi sve­gliate alla stessa ora, vi trascinate fino a sera per arrivare stanchi e dormire an­cora. Lo capisci che è una spirale per­versa, il cui ultimo stadio è la cancella­zione della propria volontà? Lascia stare la storia che il sonno è un bisogno pri­mario, io non lo nego. Anch’io mi riposo ogni tanto, quando questo cervello ipe­rattivo rallenta un pochino. Ma la rou­tine del sonno-veglia, della sveglia im­postata ogni giorno alla stessa ora, del corpo talmente assuefatto da riscuotersi da solo anche quando ti dimentichi di puntarla; è questa noia che vi distrugge, siete troppo assonnati per ragionare in modo indipendente, vi fate bastare un pensiero predigerito, una abridged ver­sion della realtà e continuate a dormire anche in piedi. Non siete mai svegli, mai veramente.

Guarda il panettiere invece, questo no­bile difensore di un orario diverso, che lotta ogni giorno per conciliare il suo orario di lavoro con il ritmo vitale della sua famiglia, degli amici. Gli si formano difese immunitarie incredibili, altro che lo spiffero che vi frega a voi. Lui infila la testa nel forno a cinquecento gradi, poi esce all’aria aperta in maglietta anche d’inverno e inala farina tutto il giorno ma si sente felice. E sai perché? Perché dalle sue mani nasce la vita, quando sorride e arrotola gli sfilatini sta as­sicurando la continuazione della tua vita, essere inutile e balbettante. Tro­vamene un altro con la stessa abnega­zione e indifferenza a chi sei o non sei, un altro che è contento solo quando quel che ha prodotto con le sue mani viene distrutto. Il panettiere è un eroe scontato, di cui nessuno si accorge, un Batman tutto imbiancato che sforna vita.

Sotto la mia finestra spazzano le foglie con regolarità. È un quartiere di lusso, con gli alberi in bella fila sui marcia­piedi e tutte quelle fottute radici, che ogni volta cercano di uccidermi. Alle quattro, o comunque prima dell’alba, arriva lo spazzino con il suo simpatico triciclo verde scoppiettante, un bambi­none cresciuto un po’ storto, diciamolo, che prende una ramazza da strega e comincia il suo swoosh-swoosh sul mar­ciapiedi. Lo fa cantando. Ha una voce bellissima, canta arie d’opera che fanno cagare ma non è questo il punto. Il mio spazzino si alza a notte fonda, raccoglie le cose che tu hai buttato in terra, racco­glie la tua immondizia, in modo che al mattino si riconfermi in te la percezione di un mondo bellissimo e perfetto. E lo fa cantando. Ti ricordi quando è suc­cesso mai a te, di dirigere la tua azienda inutile con la stessa leggerezza nel cuore che ha il mio spazzino? Quando sei andato a prendere i bimbi a scuola canticchiando sottovoce? Eh no. Tu dormi. Dormi e non ti svegli.

Dai, su, è inutile che ti agiti così, non provare nemmeno a recriminare. So già dove vuoi parare, so già tutte le tue prossime domande, le tue obiezioni; non c’è niente che tu possa opporre alla mia lettura della realtà che non abbia già sentito o immaginato nella mia te­sta. Arrivo alla fine della tua analisi men­tre tu stai ancora mettendo in fila gli ele­menti. Puoi irretirti, scandalizzarti, puoi forse alzare la voce. Ma ogni cosa che dirai e anche ogni cosa che penserai di dire, ma non dirai per paura dell’errore, sarà inesorabilmente fallace.

Il mondo è per chi resta sveglio, per chi vive sceglie decide si schiera. Senza perdere il filo del ragionamento in di­gressioni e deviazioni e distrazioni. Tu vivi in un coma profondo, i tubicini ali­mentano il tuo cervello assopito con idee e preferenze non tue, con posizioni inamovibili ma tristemente partorite da qualcun altro, con necessità e bisogni che non senti. Non ti incazzare ora, non serve urlare. Stai sereno, dai, ordiniamo un altro Negroni.

Cosa? Eh no, mi dispiace. Sei fastidioso, irritante, vuoi pure aver ragione e quindi no, non ti racconterò mai perché la put­tana è l’essere vivente più felice sulla terra.

Barbara Salazer

In alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi

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