Nove secondi, un racconto per riflettere sull’attualità e su quanto il tempo possa essere relativo a seconda della situazione.
Pillole di femminile, la rubrica per riflettere su alcuni piccoli grandi temi legati alla vita di tutti i giorni.
Per lei non era facile affrontare tutto questo. La stanza in cui attendeva era vuota, la sedia e il tavolo di freddo metallo, bloccati al pavimento. Sapeva che ora avrebbe dovuto raccontare tutto quello che era successo. E riviverlo. Si fece coraggio davanti agli agenti che erano arrivati per la deposizione e si sforzò di ricordare.
Stava camminando verso casa; a quell’ora non c’era più nessuno in giro. Da un vicolo laterale erano sbucati una dozzina di ragazzi di età differenti. La sua preoccupazione era passata in un attimo perché l’avevano superata continuando i loro discorsi e schiamazzi. Ma subito dopo, come per un segnale concordato, erano tornati sui loro passi e l’avevano accerchiata. Lei si era bloccata e aveva girato su se stessa nel tentativo di difendersi. Subito uno di loro le si era buttato addosso; con le mani sul sedere la palpeggiava e la tratteneva insieme. Mentre cercava di divincolarsi qualcuno aveva urlato:
«Eeee… STOP!»
Il suo assalitore aveva alzato le mani all’istante e si era allontanato camminando all’indietro e sorridendole sornione. Lei non riusciva a capire, ma mentre se ne stava lì sbigottita un secondo paio di mani l’aveva afferrata da dietro, stringendole i seni. Ancora una volta i suoi tentativi di toglierselo di dosso erano stati interrotti da uno STOP proferito a gran voce. Di nuovo, il giovane aveva alzato le mani di scatto e si era allontanato. Questa volta era pronta a una nuova aggressione; il cerchio intorno a lei si stringeva rendendole impossibile la fuga. Un braccio era arrivato a sorpresa a serrarle il collo da dietro impedendole di vedere l’altra mano che si faceva spazio verso il suo pube, attraverso il vestito leggero. Era riuscito ad alzarle la gonna quando un nuovo STOP glielo aveva tolto di dosso con la stessa sorprendente velocità. Frastornata, terrorizzata e umiliata, aveva atteso fra gli schiamazzi il nuovo agguato che non aveva tardato ad arrivare. La sua unica speranza era l’intervento delle forze dell’ordine, sicuramente allertate dal 1522 con cui era al telefono al momento dell’aggressione. Li chiamava sempre per non fare da sola l’ultimo tratto verso casa. Il telefono le era caduto ma era sicura che si fossero resi conto di quanto le stava accadendo.
Arrivarono altre mani, e altri STOP, e poi altre ancora, sempre ubbidienti al comando. No, non sapeva più quanti l’avevano toccata e quante volte.
Quando aveva visto una divisa farsi strada verso di lei disperdendo il cerchio serrato delle belve si era sentita in salvo e con le ultime forze si era girata colpendo con uno schiaffo lo schifoso che stava cercando di infilarsi nel suo reggiseno. Si era sentita sporca, nuda, sola, devastata come mai avrebbe creduto possibile. I poliziotti l’accompagnarono in centrale, mentre i colleghi prendevano le generalità dei presenti che avevano fermato.
«Vede, signorina…»
«Signora.»
Leggermente stupito l’ufficiale continuò: «Signora, il problema è proprio questo. A causa del suo schiaffo quel ragazzo è caduto e si è procurato un taglio sulla fronte che richiederà alcuni punti di sutura. C’è da sperare che non sporga denuncia.»
Lei rimase letteralmente a bocca aperta riuscendo solo a pronunciare: «C-come?»
Mentre loro aprivano un fascicolo con qualcosa da farle firmare riuscì a continuare: «È stata legittima difesa, li avete visti anche voi!»
«Tecnicamente, no. Ognuno di loro le si è avvicinato solamente per nove secondi, e questo non costituisce reato. C’è una sentenza che avvalora questa situazione.»
«Avvicinato?» La voce di lei iniziava ad alzarsi «Mi hanno toccata ovunque e se la ridevano pure, e adesso voi mi dite che potrei essere denunciata io?»
«Cerchi di rimanere calma. Hanno prodotto un video a supporto della loro difesa, stiamo provvedendo a visionarlo e cronometrarlo, stia sicura che se uno di quei farabutti ha sforato i dieci secondi gliela faremo pagare come si deve.»
Erna Corsi
In alto: Elaborazione grafica di Erna Corsi
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