Definire qualcuno non una persona di merda, ma una madre di merda. Perché è sempre lì che si va a colpire, dove fa più male.
Essere una mamma di merda negli ultimi anni ha assunto un’accezione positiva, per molte è addirittura un vanto, grazie a Sarah Malnerich e Francesca Fiore che ne hanno fatto una bandiera. Al grido di «sii pinguina» e «non farcela come stile di vita» promuovono una genitorialità più equa, con compiti suddivisi fra madre e padre, e un livello di aspettative più realistico, concedendo respiro alle donne oberate di impegni e stressate da ideali irraggiungibili.
Tutt’altro significato ha l’epiteto madre di merda. Se mamma di merda assume una valenza goliardica e di rivalsa, qui invece si sprofonda nettamente nelle pieghe di un passato che non vuole lasciarci libere. Madre di merda è un insulto riservato a quelle donne che non si rassegnano e non si piegano al ruolo imposto da una società retrograda che pretende da loro muto servilismo e completa dedizione alla cura della famiglia, senza nessun altro desiderio. Paradossalmente non viene mai definita in questo modo una madre che volontariamente causa la morte dei propri figli o fa loro del male, ma l’insulto si spreca invece quando ella sceglie consapevolmente di dedicare più tempo a se stessa, che sia per il lavoro o per scelte personali. La decisione di separarsi dal marito è l’esempio classico in cui si accusa la moglie, madre, di non pensare al bene dei figli e di essere quindi di merda. Non una persona di merda, ma una madre. Perché è lì che si colpisce, dove fa più male.
Ma non può continuare così. Questa guerra psicologica per tarpare le ali alle donne che desiderano essere indipendenti va combattuta ad armi pari. Non con gli insulti, ma rendendo questi ultimi inoffensivi. Se essere una madre di merda significa voler mantenere la propria libertà e indipendenza, allora dobbiamo abbandonare l’idea che sia un insulto. Per noi, per le figlie femmine che cresceranno sapendo di avere un valore al di là del loro eventuale ruolo di madre, ma anche per i figli maschi, affinché tutti possano trarne insegnamento per un rapporto più equo e felice.
Erna Corsi
Foto in alto: di Helena Lopes
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