La poesia nel dì di domenica: di nuovo insieme a Vivian Lamarque

Vivian Lamarque
Ritroviamo oggi l’autrice che  ha il dono della lievità e della grazia e con le sue parole riesce a trasformare anche il dolore.

Abbiamo presentato Vivian Lamarque nella nostra rubrica proponendo Lettera dal balcone e Affinità elettive; oggi la conosciamo un po’ di più grazie alle parole di Serena Pisaneschi, ideatrice ed editrice, oltre che redattrice, de L’Altro Femminile: «Ho avuto il piacere di incontrare la poeta lo scorso 10 giugno, a Villa Bardini a Firenze, in occasione del festival La città dei lettori. Lamarque ha intrattenuto piacevolmente un pubblico ammirato e divertito. Ha letto alcune delle sue poesie e ha raccontato aneddoti, alcuni divertenti e altri seri, riguardanti la sua vita privata che hanno fatto sorridere, ma anche riflettere chi ascoltava. Lamarque più di qualche volta ha messo in difficoltà il presentatore perché anziché seguire la scaletta dell’intervista si è lasciata andare divagando un po’. A mio parere è stato meglio così, perché sono sicura di aver assistito a qualcosa di autentico. Di fronte al pubblico c’era una donna profonda, spiritosa, aperta e alla portata di chiunque. Molto spesso quando si incontrano personaggə di un certo valore culturale si tende ad averne timore reverenziale e a pensarlə in un certo senso “superiori”. Lamarque, invece, in quell’occasione ci ha dimostrato che questi livelli non esistono.

È stato un incontro intenso e leggero allo stesso tempo, grazie anche alle risate che più di una volta la poeta ha suscitato. Mi piace ricordare qui una battuta che mi è rimasta particolarmente impressa e diceva più o meno così: “Adesso sono alta un metro e cinquantasei, tempo fa ero un metro e cinquantotto. Emily Dickinson era alta un metro e cinquantadue, altri quattro centimetri e arriverò alla sua altezza, almeno quella fisica.” Io penso che Vivian Lamarque sia già lanciata per raggiungere l’altezza di Emily Dickinson, e mi riferisco a quella dell’anima.»

Dopo la testimonianza di Serena, che ringraziamo, vi lasciamo ora all’ascolto di Code, la poesia accompagnata, come sempre, dalle immagini del video curato da Debora Menichetti.

Serena Betti

Foto in alto: Vivian Lamarque

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Code

Non mi dispiace fare le code,
c’è tempo per pensare,
per guardare dentro la borsa,
dentro la tasca dell’auto,
tempo per programmare i giorni a venire
domani dopodomani,
per guardare negli occhi quell’extra gentile
(che vetro scintillante mi ha fatto,
gli ho chiesto il sinistro domani il destro
ogni giorno un pezzetto diverso)
tempo per guardare un bel geranio al quarto piano,
sta bagnandolo una vecchina pulita, bellina
tempo per leggere i titoli, il nome di una via,
tempo per cominciare questa poesia.

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