Non c’è dono più grande di quello della vita e pochi fortunati lo ricevono addirittura due volte, ma può capitare che ci sia un prezzo da pagare.
«È stato il mio cuore. Non sono stato io.»
Con queste parole ha inizio il nuovo libro di Paola Barbato, Il dono (2023), edito da Piemme. Da lettrice appassionata di enigmi e misteri temevo fortemente di aver già compreso la trama e lo svolgimento compreso di finale. Con un po’ di supponenza eccessiva, lo ammetto, ero pronta a pronunciare la frase incubo di tutti gli scrittori di questo genere letterario: «Lo sapevo!»
E invece… Invece Paola Barbato, con il procedere dei capitoli, dissemina sapientemente una serie di indizi che complicano il quadro generale portando le certezze del lettore a vacillare sensibilmente. Un espianto multiplo ha salvato molte vite fra chi penava in lista d’attesa e forse, in qualche modo, si era già abituato all’idea di andarsene presto. La particolarità, in questo caso, è che il giovane donatore vittima di un incidente stradale era in realtà un serial killer. Per anni aveva agito indisturbato e i suoi crimini vengono scoperti solo dopo la sua morte.
E dopo la donazione di organi.
Com’è vivere con il pezzo di un assassino dentro il proprio corpo? La carne, il sangue, i tessuti hanno una memoria o sono solo materiale organico? Questa è la domanda che, uno dopo l’altro, tutti i trapiantati arrivano a porsi. Saper di avere il cuore o i polmoni o gli occhi o anche solo un rene di una persona che è stata malvagia e spietata che cosa comporta per la psiche? Ma forse è proprio la chimica dell’organismo che si modifica, influenzata da questo corpo che è estraneo anche se necessario alla sopravvivenza.
L’ispettrice Flavia Mariani si ritrova invischiata in un caso che assume tratti sempre più inquietanti. Anche le sue certezze subiscono un duro colpo e non sarà l’unico. Con il susseguirsi e il moltiplicarsi degli indizi, la finestra a cui il lettore ha accesso diviene un prisma sfaccettato che ripropone una verità poliedrica e spesso ingannevole.
Da leggere tenendo aperti gli occhi e soprattutto la mente.
Erna Corsi
Foto in alto: Paola Barbato dilei.it
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