Intervista a Alessia Nobile, la bambina invisibile. Diario di una transizione

Alessia Nobile - La bambina invisibile
L’autrice pugliese dedica il suo libro «A tutti i genitori del mondo: non abbiate paura di leggere l’anima dei vostri figli.»

La bambina invisibile (Castelvecchi, 2022) è il diario in cui Alessia Nobile riporta la storia della sua transizione. Pensieri segreti, emozioni, desideri, dubbi, incertezze, paure ma anche soddisfazioni e vittorie della donna che è diventata. Non mi sento di attestarne la qualità letteraria ma questo scritto ha un grande valore umano e di testimonianza. Risponde al bisogno dell’autrice di essere vista, di essere riconosciuta e accolta come essere umano. Rivela una donna solare forte e determinata che ha saputo portare alla luce la bambina invisibile che è stata.

L’intervista nasce dal desiderio di approfondire la conoscenza di questa «free activist (attivista libera) nella lotta dei diritti LGBTQI e non solo» come ama definirsi la stessa Alessia Nobile. L’autrice dedica il suo libro a tutti i genitori del mondo esortandoli ha non aver paura di leggere l’anima dei propri figli. È proprio da qui, dal rapporto con la famiglia che prende il via nostro confronto.

Nel libro a proposito di sua madre si legge: «Avrei voluto confessarmi. Dirle che la vera parte di me è chiusa in una boccia di vetro.» Conosce Camilla Vivian e l’esperienza di Mio figlio in rosa. Cosa ne pensa?

«Camilla rappresenta una mamma modello. Non è da tutti accogliere sin da subito la natura transgender del proprio figlio e condividerne l’esperienza in un blog. Penso sia un ottimo supporto per molti genitori alle prese con figlioli transgender. Ovviamente ogni percorso di transizione è unico e differente, fa bene leggere le storie di genitori e figli transgender felici, ma non dobbiamo sentirci sfortunatә o sbagliatә se a noi va diversamente.»

Genitori presenti, amorevoli seppur in modi diversi, a volte apprensivi o perplessi e un fratello, del quale però non c’è quasi traccia nel suo diario. Perché?

«Ho avuto la fortuna di avere un fratello intelligente, che non si è mai fatto condizionare da pregiudizi e apparenze. A dire il vero con lui non ho mai avuto un confronto riguardo la mia transizione. È come se avesse conosciuto la mia natura da sempre e s’aspettasse tutto quanto è poi accaduto. Un rapporto molto libero e rispettoso il nostro. Col tempo ho interpretato la sua indifferenza e il suo silenzio, come una forma di tacita accoglienza. Niente domande, nessuna condanna, mai una distanza. Ho voluto rispettare la sua riservatezza anche nel romanzo.»

Alessia Nobile - la bambina invisibile
Alessia Nobile, La bambina invisibile (Castelvecchi)

Cresciuta in una famiglia con profondi valori cattolici, lei si è sempre professata donna di fede e in questa ha sempre trovato conforto. La sua confessione rivolta a Dio è stato un momento fondamentale della sua transizione. Ce ne vuole parlare?

«Avevo circa dieci anni e un grande segreto da custodire, un po’ brutto, un po’ strano, almeno così pensavo. Mi sentivo una bambina invisibile incastrata nel corpicino di un maschietto. Non potevo rivelarlo a nessuno, tantomeno ai miei genitori. E così spinta dalla fede già viva a quell’età, decisi di confidarlo a Dio il giorno della mia Prima Comunione. Mi sentì subito sollevata, libera e compresa. La fede è stata da sempre la mia bussola, il mio punto di riferimento, grazie al quale son rimasta integra dopo tante burrasche attraversate, senza mai perdermi.»

Come sono stati gli anni della scuola?

«La scuola degli anni ’90 era molto diversa da quella di oggi. Nessuna “carriera alias”, nessun “coming out“ era difficile poter esser se stessi in un contesto abbastanza chiuso. Era più comodo e conveniente “mascherarsi da eterosessuale” piuttosto che dichiararsi. Io scelsi la seconda opzione e ne pagai amaramente le conseguenze. Gli anni del liceo furono difficilissimi. Molti professori non gradivano la mia spontaneità e natura, ad altri risultavo infantile e malato. Coi compagni di classe non ho mai avuto problemi di socializzazione e integrazione. Nessun docente s’impegnò ad approfondire il mio “essere”, ho dovuto subire l’antipatia e il disgusto di tanti di loro.»

Ci vuole parlare del suo rapporto con lo specchio prima e dopo la transizione?

«Lo specchio e io siamo una sola cosa da sempre. Amico e nemico, complice e consigliere. Prima della transizione quando mi specchiavo, rimanevo ferma per ore a immaginarmi donna. Oggi attraverso lo specchio studio le mie imperfezioni, analizzo gli anni che passano e i segni del tempo. Mi aiuta a capire cosa devo fare per migliorarmi. Ci piango allo specchio. Lo ritengo essenziale.»

Lei è stata la prima donna transgender in Puglia a ottenere la rettifica anagrafica di sesso e nome, senza sottoporsi all’intervento di riassegnazione chirurgica. Una grande conquista, non solo per lei. Come sono andate le cose?

«Dopo la dura conquista dell’involucro femminile, ho dovuto attraversare un percorso difficile per ottenere la rettifica anagrafica di sesso e nome. A prendere a cuore la mia situazione fu l’avvocato Flaviano Boccassini di Taranto, che dopo aver raccolto tutta la documentazione necessaria (relazione psicologica attestante la disforia di genere, ricevute dei vari interventi chirurgici ai quali mi ero sottoposta per femminilizzare il mio aspetto ecc.) presentò richiesta in tribunale a Bari e riuscì con successo a farmi ottenere la sentenza che mi permetteva di rettificare tutti i documenti. Tutto questo senza mai essermi sottoposta all’intervento di riassegnazione chirurgica del sesso, fino a quel momento unica soluzione per ottenere automaticamente la rettifica anagrafica dei documenti. Un traguardo che mi ha dato la possibilità di vivere in maniera più serena la mia natura nella società.»

Ci parli del suo impegno civile come free activist.

«Mi definisco una free activist in quanto non faccio parte di nessun movimento politico o associazione perché sono, da sempre, una grande sostenitrice della libertà individuale. Questo non preclude il mio impegno civile. Oggi faccio informazione nelle carceri, porto il racconto de La bambina invisibile e avvicino i detenuti alla comprensione della realtà transgender. Un progetto che ho denominato “Liberi dentro”, davvero intenso ed emozionante. Porto la mia esperienza anche nelle scuole, e in eventi che combattono la violenza sulle donne. “Informazione ovunque” è  il mio motto. Questo operato mi rende tanto serena, il riscontro è positivo e sono soddisfatta.»

Alessia Nobile
Alessia Nobile

Alessia Nobile sono il nome e il cognome che ha scelto per se stessa. Perché Alessia e perché Nobile?

«C’è stato un 17 luglio in cui decisi di essere me stessa non solo dentro, ma anche fuori. Ovunque. Il calendario segnava la festa di Sant’Alessio. Decisi subito che il mio nome sarebbe stato Alessia. La scelta dello pseudonimo “Nobile” seguì dopo un bel po’ di tempo. Fui spinta da quello che mi hanno sempre detto gli altri – Alessia tu hai un bel cuore, gentile, un cuore nobile -.»

Sembra che con il tempo e la determinazione lei sia riuscita a superare i tanti ostacoli legati ai pregiudizi della nostra società. Rimane però irrisolto un nodo importantissimo nella vita di ognuno di noi: il lavoro. Lei è una donna colta, istruita, ha una laurea in Scienze sociali, eppure, se non sbaglio, a oggi tutto ciò non le è servito per trovare un impiego.

«In Italia per le donne transgender è difficile trovare lavoro. In passato era davvero impossibile. Anche se le cose stanno cambiando, oggi da adulta, calata in società più disponibile, risulta ancora complicato l’inserimento lavorativo a causa delle poche esperienze maturate, conseguenza di un trascorso fatto di rimbalzi, rifiuti e pregiudizio. L’ italiano in generale è abituato a valutare una persona per l’aspetto piuttosto che per le competenze, e se non rappresenti la “normalità” sei tagliatə fuori. Certamente il clima di fluidità che si sta diffondendo oggi, favorirà le nuove generazioni transgender. Molte sono le donne transgender che vivono nel precariato, si affidano alla prostituzione per poter vivere. Tante non hanno la famiglia, sono sole e straniere, sarebbe davvero importante se i politici impegnati nel Welfare, favorissero l’inserimento lavorativo delle persone transgender, attraverso strategie mirate. Nel frattempo non mi abbatto.»

Vuole dire qualcosa a chi, come lei un tempo, si sente oggi bambina invisibile?

«Non abbiate paura e timore di raccontarvi, sentitevi liberә di vivere la vostra natura, non sopprimetela. È necessario viversi per essere serenә. E quando incontrerete il pregiudizio, non fatevi schiacciare ma continuate a camminare sempre a testa alta, senza mai perdervi.»

Cinzia Inguanta

Foto in alto: Alessia Nobile

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