Il 24 ottobre 2023 lo sciopero delle donne islandesi come accadde nel 1975

sciopero delle donne islanda
«La chiami parità, questa?» Nonostante il primo posto nel mondo per l’uguaglianza di genere le islandesi sembrano dirci che è stato fatto molto, ma non abbastanza.

Decine di migliaia di donne, inclusa la premier Katrín Jakobsdóttir, si sono unite lo scorso 24 ottobre nel primo sciopero generale di ventiquattr’ore dopo 48 anni da quel 24 ottobre 1975 che segnò una vera e propria svolta nel movimento per la parità di genere. Allora, il 90% delle donne islandesi incrociarono le braccia e si rifiutarono di svolgere qualsiasi tipo di attività: non andarono al lavoro, non accudirono i figli, non cucinarono per i mariti. Si riversarono sulle strade di Reykjavík per chiedere che venisse finalmente riconosciuto e apprezzato il loro contributo attivo alla società, che il loro lavoro fosse valutato quanto quello degli uomini e retribuito allo stesso modo.

Da quello storico sciopero delle donne, il Paese dei geyser è diventato un modello a cui ispirarsi a livello internazionale e da 14 anni domina la speciale classifica del World Economic Forum sulla parità salariale. Ha un parlamento equamente rappresentato, una premier donna e negli anni Ottanta elesse una presidente della repubblica, rimasta in carica per 16 anni. Il mondo guarda all’Islanda come un paradiso dell’equità ma le donne tornano in strada ancora una volta: è stato fatto molto, sembrano dire, ma non abbastanza.

premier islandese - sciopero delle donne
Katrín Jakobsdóttir

Ci sono ancora professioni in cui le donne islandesi guadagnano il 20% in meno di un uomo e quasi metà hanno subito discriminazioni di genere o molestie sessuali. Fermare la società civile, costringerla a guardarsi dentro: sono questi gli obiettivi dello sciopero, organizzato da oltre 40 associazioni a rappresentanza trasversale, con eventi in una decina di città, oltre alla capitale, tutti con uno stesso slogan: «La chiami parità, questa?»

Le organizzatrici vengono da diverse realtà a supporto del mondo femminile: sindacati delle lavoratrici, ovviamente, ma anche attivisti contro la violenza di genere, la pornografia non consensuale, il revenge porn, fino alle diverse associazioni che si occupano di sostegno alle vittime di violenza sessuale e, per la prima volta, anche le persone non binarie. In fondo, si tratta di diverse prospettive e approcci specialistici verso un unico tema, il rispetto delle differenze pur garantendo il pieno diritto alla parità.

sciopero delle donne islanda
Reykjavik, 24 ottobre 2023

Donne di tutte le professioni, dalle pescatrici alla premier, dalle badanti alle giudici, si sono ritrovate nel kvennafri islandese (lett. giorno libero) a chiedere ancora un po’ di più, un ulteriore passo in avanti. Lo fanno per se stesse e allo stesso tempo creano un percorso virtuoso, abbattono barriere e creano consapevolezza in tutto il mondo.

La fine della strada è ancora lontana ma, anche grazie alle coraggiose donne islandesi, non è più tanto in salita e le donne hanno molta voglia di camminare.

Barbara Salazer

Foto in alto: donna islandese

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