Mock Orange, questo il titolo originale della poesia uscita nel 1985 che proponiamo oggi e che è stata paragonata a un inno femminista.
Una delle caratteristiche della poetica di Louise Glück è quella di dare voce ai fiori. Filadelfo, tratta dalla raccolta Il Trionfo d’Achille, è stata definita in America “un pezzo antologico” per la frequenza con cui è stata pubblicata in antologie di poesia. Il filadelfo, chiamato anche “fiore d’angelo”, o “gelsomino della Madonna”, fiorisce nel mese di maggio e i suoi fiori bianchissimi emanano un profumo molto intenso. La poeta prende ispirazione da questo odore, che non riesce a sopportare, per descrivere la sua insofferenza alla prevaricazione che subisce la donna.
Alessandro Carrera nella rivista Doppiozero presenta i versi della poesia con queste parole: «Non ci sono compromessi. La poesia di Glück è irta, spinosa, fatta per mettere il lettore, la lettrice, di fronte a uno specchio che tutto riflette tranne le sue brame (le brame di chiunque, anche quelle dell’autrice).»
La poesia che ascoltiamo è, come sempre, accompagnata dalle immagini del video curato da Debora Menichetti.
Serena Betti
Foto in alto: Louise Glück
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Filadelfo
Non è la luna, ti assicuro.
Sono questi fiori
che accendono il giardino.
Li odio.
Li odio come odio il sesso,
la bocca d’uomo
che mi sigilla la bocca, il corpo
paralizzante d’uomo —
e il grido che sfugge sempre,
la bassa, umiliante
premessa dell’unione —
Nella mia testa stasera
sento la domanda e la risposta che ne segue
fuse in un solo suono
che monta e monta e poi
si fende negli antichi sé,
gli spossati antagonismi. Vedi?
Si sono fatti burla di noi.
E il profumo del filadelfo
entra dalla finestra.
Come posso riposare?
Come posso essere contenta
quando c’è ancora
quell’odore nel mondo?