La poesia nel dì di domenica presenta la poesia di Simona Garbarino

garbarino - pillole di poesia - l'altro femminile
Madre declama poesia: «…Stavo appunto dicendo che sono di ottimo umore, vorrei restarci …Sì, volemose bene e ora vai, lasciami essere poetessa greca.»

Simona Garbarino nel periodo del Covid-19 diventa “poeta greca” portando la poesia nelle case attraverso un salotto virtuale. Infatti, nel 2020 fonda La finestra sull’anima. Il salotto poetico di Simona Garbarino. In questo periodo di grande disorientamento, matura il pensiero di usare la poesia come formula e come strumento per aiutare chi, come lei, soffre la clausura. Riconoscendo alla poesia un potere lenitivo e consolatorio, la utilizza come mezzo, creando una finestra virtuale di letture poetiche, una luce accesa.

Con sua grande sorpresa il salotto virtuale cresce e diventa un circolo di lettura, ascolto e confronto, dove la poesia viene usata come un linguaggio accessibile a tutti. Come la stessa Garbarino afferma in un’intervista di tre anni fa: «La poesia parla della vita, della morte, dell’amore, della quotidianità, parla di noi. Le persone possano riflettere possano incontrarsi e la poesia in questo caso è uno strumento.»

Ed è proprio dalla poesia che Simona si lascia catturare non solo da interprete, ma anche da scrittrice, vivendola come un atto di coraggio in cui si rivela al mondo. A mio modo di vedere chi fa poesia racconta la vita non solo con gli occhi, ma con una sensibilità interiore che va oltre la realtà stessa. Dopo Posologia, ascoltiamo un’altra poesia di Simona Garbarino la cui lirica risuona dentro.

Per La poesia nel dì di domenica, Serena Betti legge per noi una poesia di Simona Garbarino. Buon ascolto.

Debora Menichetti

Foto in alto: Simona Garbarino dalla pagina Facebook dell’artista

© RIPRODUZIONE RISERVATA

E se mi tagliassi i capelli?
Si, dico, i capelli.
Tagliarli in piccolissimi pezzi,
una parte per farne concime
una parte per farli parlottare col vento,
una parte per liberarli di me.
Non trovo giusto che stiano sempre lì, attaccati alla mia testa,
di rapa per giunta.
Sempre lì.
Forzatamente lì,
radicati di giorno di notte
quando magari vorrebbero partire
e chi s’è visto s’è visto.
Allora decido.
Oggi proclamo la giornata della liberazione dei capelli stanchi.
E non aspetto neanche il parrucchiere.
Liberi tutti.
Loro e me.

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