Donnaridens: tutto cominciò nell’Inghilterra dell’800 con lei: Jane Austen

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L’ironia intelligente dell’iconica autrice inglese ne L’abbazia di Northanger, parodia del romanzo gotico-sentimentale.

Alla piccola Catherine Morland non interessavano il giardinaggio, il disegno, la musica. Insomma, tutto quello che una signorina avrebbe dovuto amare. Preferiva le attività da “maschiaccio”, lo sport, le scorribande all’aria aperta. Come scrive Jane Austen nell’incipit de L’abbazia di Northanger (Newton Compton editori, 2008), nessuno avrebbe mai pensato che sarebbe diventata un’eroina. Sebbene, tra i quindici e i diciassette anni, si fosse esercitata divorando «tutte quelle opere che le eroine debbono leggere per rifornire la memoria di quel bagaglio di citazioni che tornano tanto utili e consolanti nella loro vita colma di eventi».

Per L’abbazia di Northanger, parodia del romanzo dell’orrore di moda a cavallo tra ‘700 e ‘800, Jane Austen sceglie dunque una protagonista dalla spiazzante normalità. Proviene da una famiglia numerosa e prosaica. Suo padre è un pastore rispettabile, la madre non è morta dandola alla luce, ma gode di una salute eccellente. E non si dispiace troppo quando i coniugi Allen, benestanti proprietari terrieri, invitano Catherine a seguirli per un soggiorno a Bath. Per raggiungere la famosa località termale Catherine non incappa negli agguati o nelle tempeste che una lettrice dalla fervida fantasia come la sua si sarebbe immaginata.

jane-austen-labbazia-di-northangerAnche a Bath segue i passi delle eroine ottocentesche in maniera un po’ impacciata. Barcamenandosi tra le attenzioni insistenti del brusco John Thorpe (il male) e quelle del più contenuto Henry Tilney (il bene) e delle loro rispettive sorelle, Isabella e Eleanor. Da Bath – che l’autrice conosceva avendovi soggiornato – la storia si sposta presso l’abbazia di Northanger. Qui vive il Colonnello Tilney, padre di Henry, che invita la ragazza credendola una ricca ereditiera. Catherine si aspetta di ritrovarsi in un maniero diroccato popolato da spettri. Invece è delusa dall’edificio ristrutturato e addirittura gradevole. Un dettaglio oscuro però c’è: la signora Tilney, che a detta di tutti risponderebbe ai canoni di madre ideale, è morta (e non potrebbe essere altrimenti). E suo marito è un tipo sinistro da cui Catherine è attratta e contemporaneamente terrorizzata.

Pubblicato postumo nel 1817 insieme a Persuasione, sebbene già terminato nel 1803, L’abbazia di Northanger ha sempre goduto dell’apprezzamento dei lettori per via dell’ironia che sottende soprattutto la prima parte. Chi legge non fatica a identificarsi nella protagonista, una ragazza che abbandona i sogni romantici man mano che affronta la realtà. I critici hanno apprezzato i riferimenti metaletterari e i richiami a classici del genere gotico. I dettagli relativi ai rapporti tra uomini e donne nella società dell’epoca sono tra gli aspetti più interessanti. Come la necessità delle giovani di cogliere le occasioni mondane per mettersi in mostra agli occhi di un futuro marito. O quella di mantenersi sempre un gradino sotto al maschile. «Specialmente una donna, se ha la sfortuna di sapere qualcosa, dovrebbe sempre fare in modo di nasconderlo meglio che può» scrive la Austen. Dispiace che, per secoli, in tante abbiano seguito questo percorso obbligato. Gli scritti di Jane Austen, invece, ne hanno messo in luce l’ingegno brillante, permettendoci di apprezzarlo anche oggi.

Silvia Roncucci

Foto in alto: Jane Austin

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